Yahoo vede le streghe. L’ultima volta che qualcuno ha attentato all’acquisizione del gruppo iniziò una tempesta che ha portato al cambio del CEO, ad una profonda riorganizzazione e ad un periodo di confusione sfociato nella ripartenza con Carol Bartz. Ora Yahoo sembra essere tornato al centro dell’attenzione: qualcuno potrebbe nuovamente tentare la scalata al gruppo di Sunnyvale, e lo farebbe ricordando le parole di Carol Bartz in commento al precedente operato di Jerry Yang: davanti all’offerta Microsoft non bisognava tentennare e vendere immediatamente. Molta acqua è però passata nel frattempo sotto i ponti, una crisi economica ha calmierato il flusso di denaro sul mercato ed ora la chimera di allora difficilmente potrà riprendere corpo.
Qualcuno, ma chi? Al momento non ci sono nomi né offerte, sebbene AOL sembri indicato come possibile gruppo interessato. Che qualcosa si stia muovendo è però cosa conclamata e confermata dalla stessa Yahoo: alcune fonti interne al gruppo avrebbero rivelato i lavori in corso in collaborazione con la Goldman Sachs Group per difendere la proprietà da ogni possibile scalata, agendo a Wall Street per tutelare il pacchetto azionario da qualsivoglia azione ostile. Le azioni YHOO, nel frattempo, hanno immediatamente reagito: +5,68% nella giornata di ieri, nella speranza che qualcosa possa accadere.
Se AOL si muovesse, potrebbe farlo con due partner già identificati: Silver Lake Partners e Blackstone Group LP. AOL del resto vale oggi la decima parte rispetto a Yahoo e l’operazione appare pertanto complessa. Il tutto potrebbe però essere eventualmente facilitato dall’eventuale cessione da parte di Yahoo della propria quota nel gruppo orientale Alibaba (asset ormai da mesi in discussione, ma sul quale Sunnyvale non ha mai palesato volontà di dismissione nonostante le insofferenze del gruppo stesso).
Al momento attorno alla questione c’è molto fumo e ben poco arrosto. Qualcosa però si sta muovendo attorno a Carol Bartz, la quale ha così alla portata l’occasione perfetta per dimostrare il proprio valore dopo che nei giorni scorsi si sono accumulate polemiche attorno al suo oneroso costo scaricato sulle spalle di un gruppo che, nonostante l’accordo con Microsoft, ancora non sembra saper riprendere il volo.