Il Garante per la protezione dei dati personali intende costringere Google a rendere il più trasparente possibile il modo in cui compie il proprio servizio per le strade nel contesto del proprio Google Street View. Le imposizioni del Garante, però, se vanno sicuramente in direzione di una maggior tutela della privacy della cittadinanza, al tempo stesso sembrano poter rendere la vita estremamente difficile per l’azienda di Mountain View. Il manico del coltello, inoltre, è nelle mani del Garante: Street View è già in difficoltà per problemi antecedenti e l’authority ha inoltre nella fondina anche sanzioni da 30 a 180 mila euro da utilizzarsi come importante argomento persuasivo.
A spiegare le novità è il Garante stesso, Francesco Pizzetti, parlando ai microfoni de La Stampa. L’intervento si pone uno scopo esplicito: fare in modo che, essendo preventivamente avvisati secondo le opportune modalità, i cittadini non possano più lamentare al Garante l’invadenza di Street View tra le strade delle città italiane. Il tutto emerge in un contesto nel quale Street View è stato sonoramente bocciato in Germania e “reo-confesso” relativamente al materiale archiviato sui propri server dopo aver prelevato le informazioni dalle reti Wifi aperte incontrate sul territorio. Il Garante impone pertanto regole stringenti, ma la cui applicazione potrebbe limitare pesantemente il servizio.
La premessa:
Abbiamo ricevuto proteste persino da amministrazioni locali. Non c’è nessun dubbio che Street View possa rappresentare uno strumento molto utile nel settore turistico, permette di vedere le località di vacanza, aiuta a scegliere e ad organizzare un viaggio. Ma è anche vero che può essere eccessivamente invadente nella vita dei cittadini e dunque bisogna stabilire alcune regole
E le conseguenze dirette dell’intervento del Garante, così come riportato da La Stampa:
In Italia le «Google cars» dovranno essere facilmente individuabili, attraverso cartelli o adesivi ben visibili, che indichino in modo inequivocabile che si stanno raccogliendo immagini fotografiche per il servizio Street View. Alla società californiana è stato ordinato inoltre di pubblicare sul proprio sito web, tre giorni prima che inizino le riprese, le località visitate dalle vetture di Street View. Per le grandi città sarà necessario indicare i quartieri in cui circoleranno le vetture. Lo stesso avviso dovrà essere pubblicato da Google sulle pagine di cronaca locale di almeno due quotidiani e diffuso per mezzo di un’emittente radiofonica locale per ogni regione visitata
L’informazione preventiva dei cittadini non implica soltanto una necessaria mobilitazione (con costi gestionali non indifferenti) per occupare i media locali, ma rischia anche di solleticare la fantasia italiana nello sfruttare la visibilità offerta da Street View per messaggi personali, promozioni locali, improvvisato advertising di strada o iniziative private: l’informazione preventiva, insomma, rischia di rovinare la bontà del servizio ed il compromesso potrebbe quindi farsi eccessivamente stringente per il team di Mountain View.
Simona Panseri, portavoce Google, prende tempo e promette massima collaborazione: «Abbiamo un dialogo costante con l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali e continueremo a rispondere alle loro domande e confrontarci con loro come abbiamo fatto sino ad ora. Tra l’altro, ci sono già numerosi strumenti che utilizziamo per informare i cittadini attraverso video ma anche notizie su dove si trovano i veicoli che effettuano le riprese di StreetView».
Il dialogo tra le parti è la via che porterà alla ricerca di un migliore equilibrio, garante tanto della privacy degli italiani quanto della bontà di un servizio che (tanto a Google quanto agli italiani stessi) può presentare importanti utilità che un compromesso mal formulato metterebbe a rischio.
Photo credit: Steve Purkiss