La legge Pisanu va in soffitta, il Wi-Fi è libero. Poche parole, al momento, ma quanto basta per capire che la svolta è davvero vicina e che l’Italia può liberarsi di un balzello legale (nato come risposta ai timori del terrorismo post-11 settembre) che rendeva la Rete del nostro paese meno libera e meno capace. Non tutto, però, potrebbe essere quel che sembra.
A parlarne è il ministro dell’Interno Roberto Maroni, il quale si sarebbe fatto personalmente carico di questa battaglia nel contesto del Consiglio dei Ministri n.113 con il quale il Governo ha approvato il nuovo pacchetto sicurezza. Alla conferenza stampa ha fatto seguito un breve comunicato, ove il tutto è stato confermato con rapidi passaggi privi di dettagli: «Il Consiglio dei Ministri del 5 novembre 2010 ha approvato un decreto-legge recante misure urgenti in materia di sicurezza, in particolar modo, nelle città e durante le manifestazioni sportive. Il provvedimento inoltre rimuove le restrizioni in materia di accesso alla rete Wi-Fi». E ancora: «Infine, pur mantenendo adeguati standard di sicurezza, è previsto il superamento delle restrizioni al libero accesso alla rete Wi-Fi».
Immediatamente sono in molti a salire sul carro del vincitore: l’effetto bandwagon tira a bordo giornalisti e politici, ma si dimenticano due aspetti: il primo è che la legge Pisanu è rimasta comunque per 5 anni in vigore; la seconda è che non scompare oggi, ma proseguirà quantomeno fino a fine anno. Ma non solo: Roberto Maroni ha reso chiara l’intenzione di adottare le misure che si renderanno necessarie per garantire la riconoscibilità del navigatore, assicurando pertanto l’identificabilità pur in assenza della legge Pisanu (la quale scompare semplicemente poiché negata ad una ennesima possibilità di proroga dell’ultimo minuto).
Letteralmente: «naturalmente da qui a dicembre valuteremo quali siano gli adeguati standard di sicurezza da mettere eventualmente in capo a chi fornisce il servizio alla collettività». Quel che scompare, insomma, è il balzello delle fotocopie e della registrazione dei documenti, ma rimane il dovere di identificare l’utente da parte del fornitore della connessione stessa (azienda, ente municipale o chi per essi).
Un passo avanti importante è stato compiuto, ma soltanto l’analisi del dettaglio permetterà di capire fino a che punto la Pisanu sarà realmente superata: nei prossimi mesi appositi regolamenti porteranno nella pratica la transizione verso il periodo post-Pisanu e solo a quel punto sarà chiaro se la Rete italiana possa considerarsi o meno libera da nuovi balzelli o controlli (la politica in tal senso si è dimostrata più e più volte restìa dal concedere eccessivi spazi di manovra).
La procedura di “login”, in particolare, sarà il prossimo tema del contendere: chi dovrà certificare l’identità dell’utenza? Quali strumenti saranno utilizzati ed a quali costi? Fino a che punto sarà garantita la privacy? La Pisanu scompare, ma la mancanza di linee guida chiare lascia un forte punto interrogativo in capo alla questione. La battaglia non finisce oggi, non finisce qui.