La crescita di Internet nel mondo corre un serio pericolo. A lanciare l’allarme, facendo da eco a quanto già ripetuto dagli addetti ai lavori in più occasioni, è Vint Cerf: vicepresidente di Google, Cerf è considerato uno dei principali guru di Internet, avendo collaborato alla realizzazione della sua infrastruttura durante la sua attività di ricerca preso l’università di Standford, in California.
A mettere in crisi il Web sarebbe uno dei protocolli fondamentali dell’intera rete, l’IPv4. Ad ogni persona connessa ad Internet è associato un codice numerico identificativo, per poter gestire il traffico verso ogni host. La versione 4 del protocollo IP permette di realizzare circa 4 miliardi di indirizzi IP, dei quali restano disponibili solo il 4%: la conseguenza è dunque quella di una saturazione degli indirizzi, fenomeno che Cerf prevede al più per la prossima primavera.
Una soluzione al problema esiste, ma è rimasta nel dimenticatoio troppo a lungo e la sua adozione va ora al rallentatore: il suo nome è IPv6, e rappresenta un’evoluzione dello standard IP in grado di fornire 340 trilioni di trilioni di trilioni (340*10^54) di indirizzi. Convertendo l’attuale infrastruttura alla nuova edizione del protocollo IP si arginerebbe il problema per moltissimi anni, garantendo dunque a tutti la possibilità di accedere ad Internet senza alcun problema di questo tipo.
La previsione di Cerf è che se non verranno attuate le necessarie contromisure, si arriverà ad un blocco della crescita del Web, con interi Paesi (tra i quali tutti quelli appartenenti al Regno Unito) tagliati fuori ed isolati rispetto a quelli che avranno effettuato il passaggio ad IPv6. Per sensibilizzare chi di dovere sul tema, il vicepresidente di Mountain View ha deciso di sponsorizzare l’iniziativa 6UK, il cui obiettivo è quello di spingere per un passaggio alla nuova versione dell’Internet Protocol.
«La più grande opportunità di cambiamento della storia di Internet sta arrivando», spiega Cerf. «Un cambio dello spazio degli indirizzi, un cambio nei linguaggi dei nomi a dominio, l’introduzione delle firme digitale nel sistema dei nomi a dominio, l’introduzione di un sistema di crittografia per l’accesso a servizi basati su Internet. Questa può essere un’importante svolta per la rete».