Capiremo il significato delle pubblicazioni di Wikileaks soltanto in divenire. Capiremo la bontà del lavoro di Assange soltanto nel tempo. Oggi occorre limitarsi ad una presa di coscienza dei fatti così come si stanno sviluppando tra tv e titoli dei giornali, partendo dal Web e spesso tentando di vedere nel Web il sintomo della nuova rivoluzione mediatica. Prima di abbandonarsi al richiamo delle sentenze facili, però, è consigliabile attendere, analizzare e riflettere: cosa significa Wikileaks? Wikileaks è a prescindere cosa buona e giusta?
Dietro Wikileaks vi sono infatti una serie di paradossi non da poco. Nel nome, anzitutto, perchè di “Wiki” in un progetto simile non v’è granché. Il nome richiama però perfettamente l’immagine che il sito vorrebbe evocare: un lavoro “dal basso” che consente di far emergere nuove verità. Rispetto a Wikipedia (il wiki più conosciuto al mondo) v’è però una differenza sostanziale basata sul numero delle fonti da cui le notizie provengono. Wikileaks non è un “molti-molti”, ma un “uno-molti”. Dentro Wikileaks, insomma, di crowdsourcing c’è ben poco e l’impronta reale sembra più quella televisiva dell’informazione calata dall’alto che non il fermento vero del Web che porta verso l’alto le verità sommerse. Una informazione calata dal basso: un controsenso di enorme significato e valenza.
La qualità di Wikileaks è sprigionata tutta (o quasi) grazie al mezzo tramite cui viene veicolata l’informazione: il Web non appartiene ad un canale televisivo, non è sottoposto ad un titolo di giornale e può agire in modo neutro proponendo semplicemente informazioni e delegando alle analisi altrui la scelta critica, l’analisi approfondita e la ricerca dei dettagli. Wikileaks tira il sasso e nasconde la mano, ma fa tutto ciò in piena trasparenza: è così che il sito intende lavorare.
Se l’idea Wikileaks sia giusta o se sarebbe più opportuno un approccio mediato alle informazioni è cosa difficile da capire a caldo ed in queste ore sono in molti a sperimentare improvvisate analisi sul fenomeno. Quel che sembra chiaro fin da subito è il potere forte che una pubblicazione simile può avere a prescindere dalle informazioni pubblicate. Questo perchè le voci di corridoio diventano automaticamente storia; questo perchè i segreti di stato cadono inesorabilmente come foglie secche dopo una stagione terminata e dimostrano quanto il Web e l’informatica stiano cambiando alla radice le convinzioni, gli istituti e gli apparati dell’epoca moderna.
Nelle ore antecedenti la pubblicazione il sito Wikileaks si è dichiarato sotto attacco DDoS, il che non ha fatto altro che attirare ulteriore curiosità attorno alle pubblicazioni. Telegiornali, giornali e semplici utenti si son messi uno affianco all’altro davanti ad un simbolico schermo unico ed hanno seguito in presa diretta le pubblicazioni per giungere quanto prima a qualche conclusione interessante: la sensazione di abbeverarsi alla fonte della verità ha scatenato l’ingordigia del sistema comunicativo. Anche di fronte a ciò, però, occorre una puntualizzazione: Wikileaks non pubblica “la” verità, ma “una” verità. Scomoda, irriverente, completa o meno che sia, si tratta di una fonte di informazioni che viene automaticamente elevata a realtà poichè precedentemente segreta.
Di Wikileaks sappiamo poco o nulla, dopotutto. Ma ci si fida, come ci si fida delle cose che si presentano senza secondi fini apparenti. Ci si fida delle promesse di trasparenza, ci si fida della filosofia trasmessa da Assange e dalla natura stessa del Web. Ci si fida, ma non ci si dovrebbe fidare fino in fondo. Perchè occorre sempre vigilare sulla confusione tra fine e mezzo ed assicurarsi a priori che le cose non vengano confuse e che il processo non inquini la fonte. Perchè se ci si abbeverasse tutti ad una fonte malsana, il mal di pancia collettivo sarebbe insopportabile.
Bisogna credere in Wikileaks (non nei contenuti, ma nel meccanismo in sé)? Bisogna soffiare sul fuoco di Wikileaks? Bisogna predicare pudore nelle pubblicazioni o bisogna cancellare ogni mediazione in favore di un impatto più diretto e vero con la realtà? Una regola non c’è ed ognuno crederà o non crederà secondo istinto alla filosofia del sito delle grandi rivelazioni. Fatto sta che tutto il mondo oggi pende dalle verità in pubblicazione. E tutto il mondo farà oggi leva su queste rivelazioni per reinterpretare la realtà a proprio favore.