Tiffany vs eBay: il caso è chiuso

La Corte Suprema ha respinto il ricorso di Tiffany contro eBay per la vendita di gioielli falsi. La piattaforma non è responsabile
Tiffany vs eBay: il caso è chiuso
La Corte Suprema ha respinto il ricorso di Tiffany contro eBay per la vendita di gioielli falsi. La piattaforma non è responsabile

La Corte Suprema del tribunale di Washington ha respinto il ricorso di Tiffany & Co sostenendo che eBay non deve essere ritenuto responsabile per la vendita di merci contraffatte sulla piattaforma di San Jose.

Il caso ha avuto una grande risonanza nel territorio statunitense perché le grandi aziende operanti su Internet erano fortemente convinte di non dover essere ritenute responsabili per eventuali truffe in rete. In ballo v’è la vertenza specifica, ma anche un vero e proprio principio: eBay è semplicemente un mezzo, oppure deve monitorare ciò che i negozi smerciano valutando caso per caso la regolarità delle transazioni? Ed il caso si estende facilmente a chiunque configuri in rete una semplice intermediazione: quali responsabilità vanno addebitate ai servizi che si fanno piattaforma di vendita o distribuzione?

Il noto produttore di gioielli aveva in passato speso circa 14 milioni di dollari nella lotta alla vendita di beni contraffatti con il proprio marchio nel tentativo di perseguire i singoli venditori. Dopo circa cinque anni, Tiffany aveva deciso di prendersela direttamente con eBay, in quanto secondo l’azienda doveva essere il network di distribuzione (e non il venditore) a controllare gli oggetti messi in vendita. Tiffany, insomma, ha colpito eBay per evitare di perdere tempo in una molteplicità di vertenze ed ha chiesto alla Corte di non obbligare i proprietari dei marchi a scandagliare la piattaforma per trovare oggetti contraffatti.

Dopo la conclusione del processo, avvenuta nel luglio 2008, eBay era stato sollevato da ogni accusa. La legge è chiara: «è il possessore del marchio di fabbrica a doversi far carico del controllo del proprio marchio», ma in tutta risposta i vertici di Tiffany si erano dichiarati «scioccati e profondamente costernati» dalla sentenza del giudice ed avevano intentato un ricorso alla Corte d’appello, sostenendo tra l’altro come eBay avesse tratto grossi profitti dalla vendita dei falsi gioielli Tiffany.

Il ricorso è però stato respinto senza alcun commento da parte della Corte. La seduta è tolta. Il caso è chiuso.

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