Amazon ha tagliato fuori dai propri server Amazon Web Services (AWS) il sito ed il materiale scottante di Wikileaks. Precedentemente ospitato dai servizi di hosting di Jeff Bezos, Wikileaks ha ora dovuto iniziare una rapida migrazione portando nuovamente online le proprie pagine grazie a servizi europei.
Le motivazioni non sono chiare poiché nessuno si è ancora espresso in materia. Due le possibili cause della scelta: le pressioni provenienti dalla politica USA e la volontà di non unire il proprio brand a questo tipo di attività, oppure il pericolo di vedere i server affossati da ulteriori DDoS o rappresaglie contro l’attività di Julian Assange. Motivazioni a parte, lo spostamento dei file è comunque cosa confermata e sulla quale si è così espresso il senatore Joe Lieberman:
Questa mattina Amazon ha informato il mio staff di aver smesso di ospitare il sito Wikileaks. Avrei voluto che Amazon avesse intrapreso questa decisione prima sulla base delle prime pubblicazioni di materiale classificato da parte di Wikileaks. La decisione di sospendere il servizio è ora giusta e dovrebbe determinare uno standard per le altre compagnie usate da Wikileaks per distribuire il suo materiale illegale. Chiederò ad ogni altra organizzazione che ospiterà Wikileaks di terminare immediatamente le proprie relazioni con loro. Wikileaks è illegale, oltraggioso ed i suoi atti temerari hanno compromesso la nostra sicurezza nazionale mettendo a rischio molte vite in tutto il mondo. Nessun gruppo responsabile, sia americano che straniero, dovrebbe assistere Wikileaks nei suoi sforzi nel disseminare questo materiale rubato […]
Le pressioni sembrano essere pertanto evidenti, tanto che Amazon si è trovata a dover rendere conto ad un senatore della decisione intrapresa. E la conferma giunge inoltre dal profilo Twitter del team Wikileaks: «i nostri dollari saranno ora spesi per assumere gente in Europa».
Amazon ha così passato il materiale legato al Cablegate alla francese Octopuce, per poi terminare la propria diaspora sui server della svedese Bahnhof. Trattasi chiaramente di manovre ostruzionistiche: inutili ai fini pratici (il materiale è ormai diffuso in tutto il mondo e nuove pubblicazioni prenderanno facilmente piede da qualsiasi dominio e da qualsiasi server), ma complementari alla ben più radicale iniziativa avviata dall’Interpol con un mandato di cattura internazionale per trovare Julian Assange ovunque si stia nascondendo.
Va sottolineato come l’avviso di cattura pubblicato sul sito Interpol renda manifesta la natura particolare dell’ordine impartito. Julian Assange, infatti, è formalmente ricercato per rispondere di alcuni reati di natura sessuale, ma al tempo stesso la sua ricerca è accompagnata da un “codice rosso” e dalla presentazione di Assange come fondatore di Wikileaks (informazione che, ai fini della ricerca e del mandato di cattura, non dovrebbe invece in linea teorica essere in alcun modo utile). La caccia ad Assange è ormai stata lanciata, ma le nuove pubblicazioni sono ormai prossime e la borsa ha immediatamente penalizzato gli istituti bancari statunitensi per i quali si teme possano esserci dirette ripercussioni.
Update
Wikileaks ha pubblicato su Twitter il proprio amaro e sarcastico sfogo contro Amazon per la decisione intrapresa.