Julian Assange è stato arrestato. Sul suo capo pendeva un mandato di cattura internazionale diramato dall’Interpol con “codice rosso”, ma attorno al suo arresto pendevano alcuni paradossi difficili da sbrogliare. L’accusa era infatti quella relativa a due reati di natura sessuale (rapporti sessuali consenzienti divenuti problematici a causa del mancato utilizzo di anticoncezionali), ma la realtà dei fatti è chiaramente differente e relativa piuttosto alle responsabilità dello stesso Assange nel progetto Wikileaks.
Nei giorni scorsi i legali di Assange avrebbero discusso la consegna del loro assistito con le autorità inglesi affinché la sua posizione fosse valutata con piene garanzie dei suoi diritti. Così come atteso ormai da alcune ore, Assange si sarebbe infine consegnato alle autorità e nelle prossime ore potrebbe iniziare la sequela di interrogatori a cui dovrà essere sottoposto. Nulla trapela al momento dagli inquirenti e ancora non è chiaro se l’interrogatorio possa o meno estendersi oltre i motivi strumentali dell’arresto e se possa pertanto tirare in ballo la ben più interessante questione relativa ai “cable” che hanno messo in allerta le diplomazie di tutto il mondo.
Il cerchio attorno ad Assange si era ormai stretto da tempo: Amazon, EveryDNS e PayPal avevano negato il proprio supporto a Wikileaks e nel frattempo anche la banca svizzera su cui fluivano i denari del responsabile (una cifra estremamente ridotta ed utile alla difesa legale in caso di arresto) ha chiuso il conto per alcune irregolarità contrattuali relative alla dichiarazione della residenza. Da tempo si intuiva inoltre che Assange fosse nascosto nel Regno Unito, ma le autorità di Londra ancora non erano riuscite a trovare l’uomo più chiacchierato delle ultime settimane.
Wikileaks.ch è al momento online e le attività potrebbero regolarmente proseguire anche in assenza di Assange. La natura del sito, del resto, è proprio nella sua capacità di distribuire il materiale e di reinventare i canali di distribuzione: l’arresto del responsabile primo del progetto metterà alla prova il team, l’organizzazione e l’influenza che Wikileaks ha accumulato in queste settimane di “Cablegate”.
Update
Kristinn Hrafnsson ha confermato che le attività di Wikileaks non si fermeranno con l’arresto di Assange: il Cablegate continua.