Dopo le accuse sfociate anche in una indagine antitrust, Google vede ora complicarsi ulteriormente l’affare annunciato nel mese di aprile e che doveva prevedere l’acquisto della ITA Software. Alla coalizione che va sotto il nome di FairSearch, creata con l’intento di mettere i bastoni tra le ruote in tale acquisizione, si è infatti aggiunto un nome di quelli in grado di spostare gli equilibri della vicenda: Microsoft.
Il gruppo di Redmond ha infatti deciso di sostenere la causa FairSearch, il cui scopo è quello di far sì che l’affare non vada in porto, per salvaguardare l’economia del turismo online. Se ITA Sofware, società che fornisce numerose tecnologie alla base dei principali motori di ricerca di voli negli Stati Uniti (coprendo circa il 65% dell’intero settore), dovesse finire sotto il controllo di Google, questa si ritroverebbe tra le mani non solo una delle migliori soluzioni attualmente sul mercato per la realizzazione del progetto Travel, ma anche la piena disponibilità della tecnologia adoperata dai principali concorrenti.
I servizi forniti da ITA sono alla base di numerosi portali dedicati ai viaggi quali ad esempio Expedia, TripAdvisor, Kayak e Hotwire. L’ingresso sulla scena di Microsoft non è dettato esclusivamente dalla volontà di ostacolare l’ascesa di Google nel settore, bensì è figlia della paura che il colosso di Mountain View possa pestare i piedi a Farecast, il comparto di Bing dedicato ai viaggi e anch’esso basato sui servizi forniti da ITA. Quest’ultima rappresenta dunque un importantissimo ago nella bilancia del turismo digitale: di qui il timore che “Big G” possa usufruirne (più o meno correttamente) per promuovere il proprio ipotizzato portale Travel.
«La competizione nelle ricerche online legate ai viaggi nell’ultimo decennio ha creato non solo più opportunità ed innovazioni per i viaggiatori, ma ha anche spinto al ribasso i prezzi in tutto il mondo in favore dei consumatori». Con queste parole Roshan Mendis, presidente di ZUJI, cerca di spiegare le motivazioni che hanno spinto alla nascita di FairSearch. «Crediamo che minore competizione nelle ricerche di voli negli USA avrà come risultato una minore innovazione nella ricerca globale di viaggio e, ancora più importante, garantirà minore pressione sulle agenzie per offrire prezzi inferiori ai clienti». Ad essere a rischio, dunque, non sarebbero solo i diretti concorrenti di Google, ma anche gli utenti.
La risposta del gigante delle ricerche non si è fatta attendere, soprattutto dopo l’entrata in scena di Microsoft: secondo il gruppo di Mountain View tale mossa da parte della società di Redmond è piuttosto legittima, in quanto quest’ultima non è altro che uno dei propri rivali più accaniti. Gli altri gruppi che hanno aderito all’iniziativa, continua un portavoce di Google, sarebbero stati spinti da motivazioni che vanno dall’insoddisfazione per i rispettivi posizionamenti all’interno delle SERP del motore di ricerca più famoso del Web a legami con alcuni dei membri fondatori della coalizione.
Alla luce delle nuove pressioni del gruppo FairSearch, l’articolo pubblicato nella giornata di ieri dal Wall Street Journal va letto sotto una nuova luce: prende forma un agglomerato di aziende che sono pronte a mettersi di traverso sulla strada di Google portando di fronte all’antitrust tutte le proprie difficoltà. E Microsoft si pone capofila di questa cordata.