60 giorni di consultazione pubblica e poi il provvedimento diventerà realtà: l’Autorità Garante per le Comunicazioni (AGCOM), facente capo al presidente Corrado Calabrò, ha promulgato il testo (pdf | HTML) con il quale intende porre un fermo giro di vite sul mondo della pirateria online ed ora attende le osservazioni di utenti ed operatori del settore per capire se la misura scelta possa essere al tempo stesso repressiva e garante dei diritti di tutti.
L’alchimia formulata dall’AGCOM, anzitutto, mette da parte le tentazioni dell’Hadopi francese: in Italia non si parla di disconnessioni o diffide, ma si segue una via di concertazione secondo cui i detentori dei diritti hanno vari step da seguire per veder garantita la propria tutela. Così facendo l’Autorità viene a trovarsi con segnalazioni verificate in mano e con gli strumenti utili a colpire i siti pirata: la formula per l’applicazione dei provvedimenti censori non è ancora del tutto chiara, ma il passo in avanti è chiaro e la proposta è attesa ora al vaglio della critica.
Dichiara Corrado Calabrò nel presentare la bozza definitiva vagliata dall’Authority: «Siamo riusciti a raggiungere, con votazione unanime del Consiglio dell’Autorità, un risultato importante. Le soluzioni che abbiamo previsto e che ora verranno discusse con tutti i soggetti interessati, rappresentano una sintesi efficace tra le contrapposte esigenze di tutelare la libertà della rete e la titolarità dei contenuti, garantendo altresì il diritto dei cittadini alla privacy e l’accesso alla cultura e ad internet; tutti principi fondamentali dell’ordinamento giuridico comunitario». E continua: «Non si prevede alcuna forma di controllo sugli utenti o di censura del web, come qualcuno temeva, ma, ispirandoci soprattutto all’esperienza Usa, l’Italia si colloca tra gli esempi più moderni e avanzati, facendo proprio l’approccio che considera il mercato unico digitale come la “quinta libertà” il cui sviluppo va considerato prioritario».
Il primo step stabilito dalla bozza prevede un contatto tra il detentore dei diritti ed il sito ospitante il contenuto irregolare. Il secondo step, a 48 ore di distanza, avviene in caso di mancata risposta e prevede un impegno diretto dell’AGCOM per contattare i responsabili del sito. Secondo Repubblica.it in caso di accertato illecito le sanzioni amministrative previste sono nella misura stabilita dalla legge 249 del 1997 e sono accompagnate dall’ordine di rimozione dei contenuti contestati.
L’affare si complica per i server resistenti su territorio non italiano. La bozza AGCOM prevede in tal senso una duplice ipotesi che dovrà essere vagliata dagli operatori:
Per i siti che hanno il solo fine della diffusione di contenuti illeciti sotto il profilo del diritto d’autore o i cui server sono localizzati al di fuori dei confini nazionali, vengono ipotizzate due ipotesi alternative per le quali si chiede il parere degli operatori:
- predisposizione di una lista di siti illegali da mettere a disposizione degli internet service provider;
- possibilità, in casi estremi e previo contraddittorio, dell’inibizione del nome di dominio del sito web, ovvero dell’indirizzo IP.
Immediato il plauso proveniente dalla FIMI per voce del Presidente Enzo Mazza: «l’offerta legale di musica online, con svariati milioni di titoli a disposizione su decine di piattaforme in Italia, rappresenta oggi circa il 20% del mercato della musica con oltre 20 milioni di fatturato nel 2009, ma la pirateria continua ad essere una spina nel fianco di questo promettente mercato e bene ha fatto l’Agcom ha mettere a punto un efficace sistema di contrasto».