Sale la febbre a Wall Street, come non si vedeva dagli anni della new economy, e se all’epoca protagoniste furono le information tecnology, stavolta sono i social network. La prossima quotazione di LinkedIn e la follia esplosa dopo le quotazioni virtuali di Facebook, ha letteralmente fatto impazzire la Borsa americana. Tanto che qualcuno è pronto a scommettere che Big F potrebbe quotarsi già questa primavera.
LinkedIn, il social dei professionisti, sbarcherà a Wall Street in marzo, e si conoscono già le sue valutazioni: 2,2 miliardi di dollari. Un percorso lineare e approvato dal mercato. Per Facebook, invece, bisogna scomodare la psicologia.
Dopo la notizia dell’investimento di mezzo miliardo di dollari da parte della Goldman Sachs, candidatasi così a gruppo mediatore per l’IPO (l’offerta pubblica delle azioni), sono avvenuti due fenomeni abbastanza rari dalle parti della Borsa ancora malridotta per la crisi: la Goldman ha venduto a clienti privilegiati i titoli di Facebook, mentre la Sec (corrispondente alla nostra Consob) ha deciso di aprire un’inchiesta per la vendita di titoli non quotati.
Il problema, sollevato dal Wall Street Journal, è che la legge impone una differente trasparenza per chi supera i 500 soci investitori, oltre i quali è doveroso quotarsi.
La creatura di Zuckerberg è invece sempre stata piccola, in mano a poche persone, e si è scatenata la vendita sottobanco di azioni da parte dei dipendenti e i pochi azionisti per speculare sulla crescita della società.
La Goldman ha aperto una corsa senza precedenti, con le domande tre volte superiori all’offerta, spaventando gli osservatori. Bisogna ricordare che l’istituto finanziario americano ha stipulato un accordo privato per consentire alla sua clientela di investire fino a 1,5 miliardi di dollari: fatti i conti, una valutazione implicita del social network pari a 50 miliardi di dollari.
È davvero tanto solida la società di Mark Zuckerberg? Con un volume di scambi del genere, ormai sono tutti convinti che Facebook sarà praticamente costretta a quotarsi entro pochi mesi, al massimo alla fine dell’anno, ma resta una società che fattura un miliardo, forse due miliardi nel 2011, e nel dicembre 2010 ha toccato i 650 milioni di visitatori unici. Numeri eccezionali, ma non ancora al livello di Google, Apple, Microsoft.
La corsa, però, potrebbe solo essere agli inizi, tutto il Web 2.0 è la nuova ossessione dei mercati: anche Zynga, coi suoi famosi giochi sociali, è in procinto di quotarsi.