Sono giorni di grave tensione in Egitto. L’ondata di proteste iniziata in Tunisia è divampata ora anche nel paese di Hosni Mubarak, ove il leader è al centro di una sommossa che sta portando nelle strade soprattutto le nuove generazioni. Ed è una protesta che, per buona parte, è organizzata sul Web grazie alle possibilità che la comunicazione istantanea concede.
Se Facebook e Twitter sono stati i due strumenti con i quali la protesta ha potuto prendere piede con tale rapidità ed efficacia, Facebook e Twitter sono anche le prime vittime di quella che sembra essere una chiara repressione governativa: entrambi i social network hanno vissuto momenti di grave difficoltà nelle scorse ore, più volte esclusi dalla rete nazionale per non si sa quale causa o per decisione di chi. I provider sembrano volersi dissociare da quanto accaduto, scaricando la colpa più su un sovraccarico dei server che non su una interruzione delle linee, ma al tempo stesso i fatti sembrano parlar chiaro: i network sono irraggiungibili.
Twitter ha voluto dare la propria posizione ufficiale in merito: il servizio sarebbe totalmente bloccato nel paese nordafricano e con apposito tweet il gruppo intende deprecare questo tipo di censura premiando piuttosto un atteggiamento che utilizzi la comunicazione per avvicinare le parti e favorire il dialogo. Anche l’Università di Harvard conferma i dati di Twitter: i social network sarebbero completamente bloccati in Egitto, nonostante quel che annunciano i provider, ed al momento nessun operatore avrebbe ancora concesso l’accesso agli utenti. Segnalazioni divergenti sembrano delineare una situazione più complessa, ma in generale la rete egiziana appare sotto il giogo di un qualche tentativo censorio la cui natura non è ancora stata svelata.
Ancora una volta, quindi, la Rete viene fermata poiché potenzialmente fuori controllo: mentre i media mainstream possono essere in qualche modo deviati dai poteri dello stato, il Web porta nelle mani della protesta strumenti di totale libertà che in queste occasioni diventano miccia e carburante. Il Governo di Hosni Mubarak ha così deciso di tagliar corto e di spegnere la Rete per soffocare la rivolta. Ma l’intervento è stato probabilmente tardivo, ed in ogni caso non risolutivo; a questo punto la censura diventa probabilmente, anzi, una aggravante in grado di pungolare ancor di più la folla. Il Cario in queste ore è una polveriera.