Il suo nome è “Facebook Jamal Ibrahim“. La sua nascita sarà ricordata come un segno miracoloso della vita che risorge dopo la caduta di Mubarak. Saranno in molti a chiedergli l’amicizia. E soprattutto saranno in molti a stringere la mano ai genitori per una scelta tanto coraggiosa ed intrisa di patriottismo. C’è da sperare che sia felice del proprio nome anche il ragazzo, quando un giorno potrà rendersi conto della cosa.
La notizia è stata pubblicata dal giornale egiziano Al-Ahram ed è giunta oltre frontiera grazie alla traduzione da TechCrunch. La storia è quella di un bambino egiziano al quale, per ricordare la storica rivoluzione che ha soverchiato il regime nel paese, è stato dato il nome “Facebook”. Trattasi di un omaggio, un segno di gratitudine: Facebook è stato infatti uno dei protagonisti della rivolta, è stato lo strumento con cui la rabbia è stata veicolata verso le piazze, è stato il canale che ha unito le persone in un coro unico. Facebook è stato il punto di riferimento per le azioni sovversive di Wael Ghonim ed ha rappresentato l’omologo virtuale di quel che il paese ha riversato in piazza Tahrir.
I nomi in tributo dei grandi personaggi della storia sono qualcosa che è tornato ciclicamente nella storia, ma spesso ad essere omaggiati erano i personaggi di grande carisma o i grandi dittatori. Nell’era della rivoluzione digitale anche un social network, invece, può incarnare per qualcuno un significato ed un valore. Si può sentire di dovere un segno di gratitudine anche nei confronti di una bacheca, un link condiviso, una community che si compatta attorno ad una url. Se la storia non si rivelerà una bufala (ma le bufale, quando ci sono i caduti per le strade, sarebbero di cattivo gusto) come nel vecchio caso del bambino di nome Yahoo, sarà bello pensare a questa piccola favola come ad uno dei segni della svolta, come ad uno degli indizi della nuova era che inizia per il paese nord-africano.
Un giorno a quel bambino verrà detto il perché di un nome tanto bizzarro. Gli spiegheranno della rivolta, dei caduti, della folla, della piazza, della grande vittoria e del sentimento che ha spinto suo padre a scrivere su quel foglio il nome “Facebook Jamal Ibrahim”. Facebook capirà, e se gli chiederanno se è contento del proprio nome potrà rispondere con una certa fierezza e magari anche solo con un click: “mi piace”.