Tra Google e Facebook è guerra aperta ormai da tempo ed il nuovo terreno di battaglia è il Nexus S, il secondo “googlefonino” progettato da Google attorno ad Android. Le spallate tra un gruppo e l’altro, però, hanno ormai messo in mezzo anche gli utenti, i quali subiscono le angherie di questo scontro titanico subendo il bello ed il cattivo tempo dettato dai cambiamenti alle policy che via via prendono corso. L’ultimo scontro è destinato a far discutere poiché inerente la gestione dei contatti e, in fin dei conti, l’atto ultimo che ne sancisce l’effettiva proprietà.
Il caso trae origine dalla decisione di Google di apportare una piccola fondamentale novità nell’aggiornamento al software del Nexus S, sul quale sta per essere spinta la versione 2.3.3 del sistema operativo Android. Google, infatti, ha deciso di vietare a Facebook l’integrazione dei propri contatti nella lista dei contatti propria dello smartphone. Così facendo l’utente si trova a non poter più sincronizzare le due liste e, per avere a disposizione un contatto presente tra le proprie amicizie sul social network, è costretto ad aprire l’apposita applicazione ed a cercarlo per poter effettuare la chiamata.
Cosa succede
Lo stato dei fatti prima della modifica era quello per cui, all’installazione dell’applicazione Facebook per Android, si poteva sincronizzare la lista dei propri amici con quella dei contatti sullo smartphone. Così facendo per tutti gli amici che hanno portato sul proprio profilo i dati di contatto (quale ad esempio un numero di telefono), il contatto stesso verrà aggiunto alla lista dei contatti rendendo così l’agenda del telefono aggiornata e rimpolpata, con un maggior numero di contatti disponibili grazie all’integrazione delle due liste.
L’aggiornamento vieta invece ora la sincronizzazione delle due liste. Il tutto con motivazioni di fondo solide e condivisibili, ma evidentemente parziali.
Il punto di vista di Facebook
Facebook, consentendo agli utenti di sincronizzare la propria lista con una lista esterna, si pone a repository di contatti, ad agenda portatile di legami personali. Consentire la sincronizzazione significa consentire all’utente di aprire l’agenda nel modo più utile e diretto possibile, abilitando così a chiamate dirette senza dover per forza andare sul social network per trovare i contatti necessari. Tutto ciò viene esteso su una community di 600 milioni di persone circa, ossia il più grande elenco disponibile a livello mondiale: ognuno avrà la possibilità di accedere soltanto agli utenti da cui si è ricevuta l’amicizia, e soltanto per coloro i quali hanno caricato i dati stessi sul proprio profilo consentendone la consultazione. In prospettiva Facebook potrebbe approfittare di questa posizione privilegiata anche per portare le comunicazioni più radicalmente nel social network integrando, oltre ai contatti, anche sms, chiamate, email e quant’altro. Il social network diventerebbe qualcosa di più di una semplice agenda: fagociterebbe tutte le comunicazioni personali, diventando hub unico e fondamentale.
Il punto di vista di Google
Google, ovviamente, non ci sta. L’aggiornamento ha però un costo che viene pagato interamente dagli utenti. Bloccando la sincronizzazione, infatti, l’utente finale si trova con qualcosa in meno (i contatti di Facebook) in virtù delle condivisibili motivazioni di principio sbandierate dal gruppo di Mountain View. Google è infatti chiaro nella propria disamina: se Facebook non consente di esportare i dati, la sincronizzazione è soltanto una apparenza (poichè il controllo non è agli effetti nelle mani dell’utente). L’integrazione dei contatti viene pertanto vietata in virtù di una asimmetricità evidente nella quale i dati sullo smartphone sono di proprietà dell’utente, mentre i dati del social network possono essere espropriati in qualsiasi momento senza potere alcuno da parte del titolare della lista sincronizzata.
Google, insomma, chiede a Facebook un atteggiamento di fair play e reciprocità: i dati devono circolare liberamente, altrimenti è giusto veder limitato il proprio agire su piattaforme altrui. Se Facebook diventa infatti la repository fondamentale dei contatti, Google dovrà pagarne scotto ben oltre il solo ambito smartphone: le identità son ricchezza e chi le controlla può costruirci su un impero. Una scelta strategica, quindi, che va sicuramente oltre la sola volontà di tutelare i diritti dell’utente.
Va notato come sul Nexus One, ove Facebook era caricato in dotazione standard, la modifica non avrà effetto perché l’utente non ha caricato di proprio pugno l’applicazione e quindi è sottoposto alla “finta” sincronizzazione contro cui Google punta il dito.
Il punto di vista dell’utente
La situazione è ben più spinosa di quanto non possa sembrare. Sia Google che Facebook, infatti, portano avanti la propria ragione in modo ineccepibile: ognuno offre con una mano e nasconde con l’altra, ed in questo gioco delle tre carte per l’utente c’è sempre qualcosa da vincere e molto da perdere. La libertà vorrebbe però un gioco davvero trasparente. Bisogna quindi intendersi sui termini esatti.
Chi è il legittimo titolare dei contatti? Io sono titolare dei contatti dei miei amici o io sono titolare dei miei contatti presso la loro agenda? Google vorrebbe che ogni persona possa controllare la propria lista per poterla spostare e gestire a piacimento: così facendo si è proprietari di una lista di contatti che qualcuno ci ha concesso. Facebook vorrebbe che ogni persona possa controllare i propri dati presso le liste altrui: così facendo si può gestire la propria community, aggiornare tutti contemporaneamente sul cambio di numero di telefono, cancellare un amico dopo un litigio e non essere più contattati da quest’ultimo. Sono due universi apparentemente simili, ma in realtà completamente differenti: mentre Google mette al centro la dimensione personale dell’utente, Facebook mette invece al centro la sua dimensione sociale.
La verità sta nel mezzo, e non è questa una semplice posizione di comodo. La vera libertà dell’utente sarebbe infatti quella di poter gestire una lista come Facebook vorrebbe, ma con la libertà di poter delegare anche ad altri il controllo della lista stessa. Se così non è, infatti, come asserisce Google la proprietà sui contatti è soltanto apparente ed in realtà i diritti sono tutti nelle mani del social network. Le facoltà concesse da Facebook sono ciò che l’utente vuole, ma l’utente potrebbe un giorno anche desiderare un cambio di gestione e ciò non è consentito: la community costruita su Facebook appartiene nei fatti a Facebook.
Chi ha ragione?
Tutti e nessuno. Google e Facebook hanno in mano verità parziali ed opposte, che si equivalgono, ma sulle quali è Google a doversi esporre nel modo più scomodo e fastidioso. Google infatti va a salvaguardare la propria posizione sbandierando principi e girando le colpe a Facebook, ma chi ne esce annichilito è l’utente ed il suo futuro rapporto con Android 2.3.3 e con il Nexus S.
La realtà dei fatti è che sul prossimo Nexus S (e tutti gli altri Android 2.3.3 sul mercato) l’utenza non avrà la possibilità di sincronizzare la propria lista dei contatti con la lista dei contatti di cui può giovarsi su Facebook. Saranno due liste separate e non integrate. La consapevolezza è in questi casi il giudice ultimo: l’utente informato può decidere da sé se stare dalla parte di Google o dalla parte di Facebook e la concorrenza esistente sul mercato è ciò che rende la scelta più libera e semplice.
Windows Phone 7, del resto, fa l’occhiolino agli utenti ricordando loro quanto facile sia l’integrazione dei contatti sull’apposito hub WP7. Se Google e Facebook fanno a spallate, del resto, l’occasione potrebbe essere ghiotta per chi sceglie di stare dalla parte giusta nel momento giusto.
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