I social network dovrebbero essere la comunicazione tra le genti senza più frontiere. Spesso è così, se si considerano i vecchi steccati della razza, della religione, della provenienza geografica. Ma se si guarda alla psicologia si scopre che Twitter è diviso in due grandi club: felici e depressi.
Questa conclusione è contenuta nello studio della Cornell University riportato dal New Scientist, condotto su 102mila utenti, che hanno cinguettato 129 milioni di messaggi in sei mesi. La novità di questa ricerca è stata l’analisi dei termini di questi tweets secondo le categorie standard della psicologia.
Invece di cercare riferimenti concreti, l’analisi si è concentrata su auto-realizzazione e altri contenuti emotivi al fine di stabilire un livello di benessere soggettivo in qualche modo misurabile e confrontabile.
I ricercatori hanno scoperto che le persone più felici (quelli in cui si registra un elevato benessere soggettivo) tendevano a scrivere e ricevere tweet dalle persone che erano altrettanto positive. Lo stesso valeva per coloro che erano meno felici. In parole povere, i due mondi non si parlano.
Lo psicologo Johan Bollen, uno degli studiosi protagonisti della ricerca, ammette di non avere una spiegazione:
“Gli utenti di Twitter sono legati a quelli con cui condividono un analogo livello di felicità generale, e fin qui è facile immaginare perché, ma vale anche per le persone con un livello molto più basso, il cui contatto con persone dell’altro club darebbe maggior benessere.”
Insomma, emozioni simili, tweet simili, follower identici. E la blogosfera si interroga: non sarebbe più bello se i due club si parlassero di più? Se qualcuno ha in mente una nuova applicazione per ottenere una felicità media generale, si faccia avanti. Magari a Twitter interessa.