Il mese di marzo si chiuderà con un importante cambiamento per il mondo dell’editoria online statunitense: il New York Times, celeberrimo quotidiano a stelle e strisce, ha annunciato infatti l’inizio della transizione verso la distribuzione dei contenuti a pagamento. Il progetto è nato circa un anno fa, ma solo ora può entrare in atto, permettendo l’accesso a tutto il database di articoli online secondo specifici piani in abbonamento.
Tali abbonamenti sono disponibili in tre diversi tagli: l’accesso alla versione Web congiunto a quello tramite l’apposita applicazione smartphone costerà 15 dollari al mese; se al posto degli smartphone si predilige la lettura su tablet, si sale a 20 dollari mensili; l’accesso da qualunque dispositivo alla versione digitale del NY Times, invece, avrà un prezzo di 35 dollari al mese. Il cambiamento avverrà negli Stati Uniti a partire dal prossimo 28 marzo, mentre fin da oggi gli utenti canadesi dovranno sottoscrivere uno dei citati abbonamenti per usufruire dei contenuti pubblicati online.
Chi è già abbonato all’edizione cartacea potrà continuare a sfogliare la versione elettronica senza dover acquistare alcun pacchetto. Alcuni contenuti restano tuttavia gratuiti: la home page e le varie sezioni del giornale sono consultabili liberamente e ad ogni utente è concesso un massimo di 20 articoli mensili da leggere gratuitamente. Tale limite può essere superato attraverso i social network, grazie alla possibilità di accedere a qualunque articolo tramite i link pubblicati su Facebook o Twitter, anche una volta raggiunto il numero massimo di contenuti visualizzabili gratuitamente. Anche l’accesso tramite alcuni motori di ricerca fornisce alcuni articoli in più da leggere liberamente, ma tali limitazioni non sono ancora state dettagliate (noto soltanto il limite di accessi da Google e Google News, pari a 5 click mensili).
La logica dei limiti imposti è quella per cui tali cifre consentono al NYT di conservare i lettori “casuali”, provenienti da motori ed altre fonti, ma non fidelizzati. Un numero minore escluderebbe all’editore l’accesso ad un altissimo numero di utenti, mentre un numero maggiore apre ad una lettura gratuita eccessiva che si intende invece ora monetizzare.
Il New York Times, dunque, dai prossimi giorni seguirà la strada ià intrapresa in passato da altri quotidiani statunitensi quali il Financial Times o il Wall Street Journal. L’informazione digitale rappresenta un segmento sempre più importante per l’editoria mondiale, con una transizione verso il formato elettronico di riviste e quotidiani che giorno dopo giorno si arricchisce di nuovi nomi. Il solo advertising, infatti, non paga a sufficienza per bilanciare l’emorragia che il cartaceo sta subendo a causa dell’imporsi della Rete e solo la ricerca di un nuovo equilibrio basato sugli abbonamenti sembra essere in grado di aprire nuove opportunità ad un mercato avvolto da una crisi che si fa sempre più cronica. Secondo quanto pubblicato da Nieman lab, dato il vastissimo bacino d’utenza di cui gode il NY Times, se solo il 3% degli utenti decidesse di abbonarsi il giornale riuscirebbe ad aumentare i propri introiti di 60 milioni di dollari l’anno.
Ma è questa una scommessa estremamente rischiosa, un passo obbligato che l’editore ha studiato a lungo prima di mettere in pratica il paywall. Ed ora l’intera concorrenza rimarrà a scrutare l’orizzonte, in attesa di vedere una qualche fumata bianca che possa contribuire ad una ulteriore esondazione di editori verso la formula a pagamento.