Microsoft va all’attacco: lo aveva lasciato intendere da tempo ed ora i legali del gruppo hanno mosso la loro seconda pedina contro il sistema operativo Android. A finire nel mirino non è però Google, ma più indirettamente chi fa uso di Android nella produzione e distribuzione dei propri device. Se nella prima occasione a finire nel mirino Microsoft per le medesime motivazioni fu il gruppo Motorola, in questo caso sono tre i nomi coinvolti nella denuncia per violazione dei brevetti di Redmond: Barnes & Noble, Foxconn International Holdings Ltd. ed Inventec Corporation.
Il senso della denuncia è tutto contenuto nella spiegazione offerta da Horacio Gutierrez, Corporate Vice President and Deputy General Counsel for Intellectual Property & Licensing del gruppo denunciante: «La piattaforma Android viola alcuni brevetti Microsoft e le compagnie che producono e distribuiscono device Android devono rispettare i nostri diritti di proprietà intellettuale». E continua, dettagliando le motivazioni che nel caso specifico hanno portato allo scontro legale: «Per facilitare la cosa abbiamo stabilito un programma di licenze per i produttori Android. HTC, leader di mercato negli smartphone Android, ha contratto una licenza sotto questo programma. Abbiamo provato per oltre un anno a cercare un accordo con Barnes & Noble, Foxconn ed Inventec. Il loro rifiuto nell’aderire non ci ha lasciato scelta».
Il riferimento ad HTC è relativo all’accordo firmato nell’aprile del 2010 con cui Microsoft garantisce alla controparte piena garanzia legale nell’uso di Android, ottenendo così da HTC una non meglio precisata somma per l’uso del sistema operativo rivale all’allora nascente Windows Phone 7 di Redmond.
Questi i brevetti contemplati dall’accusa:
- 5,889,522 – «System provided child window controls»;
- 5,778,372 – «Remote retrieval and display management of electronic document with incorporated images»;
- 6,339,780 – «Loading status in a hypermedia browser having a limited available display area»;
- 6,891,551 – «Selection handles in editing electronic documents»;
- 6,957,233 – «Method and apparatus for capturing and rendering annotations for non-modifiable electronic content».
Gutierrez spiega che Microsoft intende semplicemente «difendere la propria innovazione» per tutelare i propri partner e per salvaguardare i miliardi di dollari spesi ogni anno nella ricerca. I brevetti chiamati in causa sono relativi ad elementi che Microsoft considera essenziali ai fini dell’esperienza utente nell’uso del sistema operativo: dall’interazione con le finestre fino ad una più veloce consultazione delle pagine Web o l’interazione con documenti ed e-book. La violazione, nella fattispecie, sembra poter essere relativa al tablet Nook, dotato di sistema operativo Android e distribuito da Barnes & Noble.
Dopo aver siglato l’accordo con HTC, Microsoft si è giocoforza dovuto schierare contro chi non avesse acconsentito alle licenze proposte e così, dopo Motorola, anche Barnes & Noble, Foxconn ed Inventec vengono chiamati in ballo e dovranno rispondere in tribunale delle violazioni di cui Android è accusato. Google, da parte sua, pur se non chiamata in causa fa sapere di voler affiancare i propri partner nella difesa legale contro Microsoft per tutelare il sistema operativo. Google spiega di considerare accuse di questo tipo una &maquo;minaccia all’innovazione» alzando pertanto ulteriormente il tono della sfida.
Steve Ballmer, da parte sua, lo aveva asserito con ampio anticipo: «Android prevede un prezzo per i brevetti […], per i brevetti servono licenze». E le licenze o si riscuotono, o si discutono in tribunale.
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