La corsa agli IP è ufficialmente iniziata. Sebbene si parli da lungo tempo di un prossimo esaurimento degli indirizzi relativi al protocollo IPv4, le prime avvisaglie stanno lentamente arrivando. L’ultima in ordine di tempo è firmata Microsoft: il gruppo di Redmond ha infatti proposto un’offerta pari a 7.5 milioni di dollari per l’acquisizione di oltre 666.000 indirizzi IP appartenenti a Nortel, società canadese del mondo delle telecomunicazioni in questi giorni alle prese con le procedure necessarie alla chiusura per bancarotta.
Ogni singolo indirizzo IP assume dunque un valore pari a circa 11 dollari, segno del crescente interesse che le aziende mondiali hanno nei confronti di una risorsa che è inesorabilmente destinata ad esaurirsi nel tempo. Restano i dubbi sulle tempistiche entro cui tutto lo spazio di indirizzamento fornito da IPv4 sarà terminato, ma una volta verificatosi l’esaurimento bisognerà passare immediatamente alla soluzione IPv6, in grado di garantire una quantità di indirizzi superiore a quella disponibile con la versione 4 del protocollo IP di diversi ordini di grandezza.
Se la proposta di Microsoft verrà accettata, solo 470.000 indirizzi verranno forniti immediatamente alla società, che potrà dunque sfruttarli sin da subito per la propria rete. I restanti saranno concessi solo dopo il termine della procedura di bancarotta in cui è coinvolta Nortel. In ogni caso, il segnale lanciato dal gruppo di Redmond è chiaro: gli indirizzi IP sono una risorsa dalla quale non si può prescindere e le società sono pronte a darsi battaglia a suon di dollari pur di accaparrarsene una fetta necessaria alle proprie attività. Il rischio è quello di veder nascere un vero e proprio mercato nero, in cui semplici stringhe di numeri possono valere diversi milioni.
In questo contesto, lo stack IPv6 assume un ruolo sempre più importante: la migrazione verso la versione 6 del protocollo coinvolgerà per forza di cose ogni singolo utente connesso alla Rete, sia a livello domestico che aziendale. La migrazione non è esente da rischi e prima di effettuarla ogni società vuole valutare bene il periodo e le modalità migliori. Una transizione dell’intera Rete mondiale comporterà poi inevitabili costi per l’acquisto di nuovi componenti hardware e software in grado di sfruttare IPv6: il processo si appresta ad essere dunque molto, molto lento.