L’Asia-Pacific Network Information Centre (APNIC) annuncia l’esaurimento degli indirizzi IPv4 disponibili liberamente agli operatori per l’area di competenza. L’ultimo blocco ora rimasto comprende 16,777,216 indirizzi che dovranno essere distribuiti in modo altamente selettivo, nel tentativo di ottimizzare il lento e non sicuramente indolore passaggio al protocollo IPv6.
Già ad ottobre 2010 la Number Resource Organization aveva dichiarato che gli indirizzi IPv4 rimasti si erano ridotti ad un 5% di quanti originariamente a disposizione, il che faceva facilmente intuire la necessità di un passaggio alquanto affrettato ad Ipv6. Nel mese di febbraio l’Internet Corporation For Assigned Names and Numbers (ICANN) e l’Internet Assigned Numbers Authority (IANA) avevano rafforzato il messaggio segnalando la disponibilità dell‘ultimi blocchi di indirizzi assegnati al RIR (Regional Internet Registries).
L’Asia Pacifica è stata quindi la prima a raggiungere la riserva ultima di indirizzi IP a causa dell’esplosione a livello locale delle connessioni ad Internet, sia a livello fisso che mobile. Ora l’ultimo blocco di indirizzi IPv4 relativi all’Asia Pacifica si prepara ad essere “razionato” ai singoli operatori, solo quindi nel caso questi risponderanno a determinati criteri e per un massimo di 1024 indirizzi; inoltre, verrà fatta espressamente richiesta che gli indirizzi vengano utilizzati come “ponte” per creare una connessione con la nuova generazione IPv6.
In questa fase di passaggio gli indirizzi IPv4 già erogati continueranno a funzionare, in quanto necessari ancora per alcuni anni al passaggio verso il nuovo protocollo IP; «l’alto tasso di nuovi partecipanti all’industria di Internet continua a crescere e le nuove policy permetteranno ai nuovi arrivati l’accesso ad un numero di indirizzi IPv4 sufficienti a supportare le operazioni del mercato di oggi», ha dichiarato il direttore generale di APNIC Paul Wilson.
La corsa agli IP è quindi ufficialmente iniziata e la recente acquisizione da parte di Microsoft per 7,5 milioni di dollari di oltre 666.000 indirizzi IP appartenenti a Nortel rappresenta un segnale alquanto eloquente. Si prevede tuttavia una migrazione lenta e difficoltosa verso il nuovo protocollo, sia per gli utenti finali che per le aziende, con costi che non potranno essere sottovalutati.