Steve Jobs interviene di persona in difesa di iOS: con una mail ad un utente, il numero uno di Cupertino ha spezzato una lancia in favore del sistema operativo Apple ed ha negato che il gruppo abbia predisposto qualsivoglia sistema di tracciamento.
Google si, Apple no: nella mail accreditata a Jobs vi sarebbe una presa di distanza rispetto a quanto operato da Google, gruppo colpito dalle medesime accuse a cui è stata sottoposta Apple. «Oh yes they do. We don’t track anyone. The info circulating around is false»: Jobs difende il suo gruppo senza però accomunare la posizione del gruppo con quella di Google, anticipando così quella che potrebbe essere la linea difensiva che Apple dovrà prima o poi abbracciare per sgombrare il campo da ogni dubbio.
Il vaso di Pandora, infatti, sembra ormai essere inesorabilmente aperto. Dapprima le rivelazioni alla Where 2.0 conference, quindi il reportage del Wall Street Journal. Nel giro di poche ore sono giunte negli Stati Uniti le prime denunce ed in Corea del Sud sono iniziate le prime investigazioni governative. Mentre Apple nega e Google difende il proprio operato spiegando di agire nel mero interesse dell’utente e della bontà dei suoi servizi, quindi, la situazione evolve rapidamente a colpi di test, verifiche e smentite.