George Hotz, alias GeoHot, prende le distanze da coloro i quali tra il 17 ed il 19 aprile hanno attaccato i server Sony del PlayStation Network e di Qriocity riuscendo ad impossessarsi dei dati di 70 milioni di utenti. Il ragazzo, noto per il jailbreak della PlayStation 3 e le conseguenti sfide legali contro Sony (finite recentemente con un accordo extra-giudiziario), in questo caso si schiera però dalla parte di Sony. O quantomeno dalla parte degli utenti.
Innanzitutto il ragazzo esclude ogni coinvolgimento nella questione: non è stato lui a realizzare, né ad ispirare, l’attacco ai server del PlayStation Network. «Non sono un pazzo, preferisco non avere l’FBI che mi bussa alla porta». Hotz, però, va anche oltre la semplice presa di distanza e spiega perché non appoggia chi ha realizzato un attacco simile: «esplorare la sicurezza di un device è cool, mentre entrare sui server altrui e rubare database con informazioni degli utenti non è cool. Mette in cattiva luce la comunità hacker».
Hotz si schiera naturalmente contro Sony, ma lo fa per bocciarne l’approccio: «allontanare la comunità hacker non è una buona idea», ed invece di assumere dei legali occorrerebbe cercare degli esperti di sicurezza. GeoHot non si sbilancia ed attende che maggiori informazioni vengano diramate, ma nel frattempo il giudizio nei confronti di Sony non cambia: il gruppo, secondo Hotz, è convinto di possedere sempre il controllo del server e del client e la cosa ha portato a misure di sicurezze non adeguate. «Sony deve accettare il fatto che non controllano e non posseggono più una PS3 nel momento in cui la vendono». Gli esempi portati a sostegno della teoria sono forti, pungenti: iTunes non è in pericolo se si installa il jailbreak sull’iPhone, così come Gmail non è in pericolo se si aggira Android, così come la Xbox Live non è in pericolo se si agisce su una Xbox 360. «Perché gli altri gruppi non sono matti».
GeoHot considera l’hacker come un idraulico: quest’ultimo agisce sui tubi come il primo agisce sui sistemi. Per questo chi ha attaccato il PlayStation Network è considerato da GeoHot in modo negativo, poiché va a distruggere proprietà altrui mettendo peraltro a rischio i dati degli utenti. Ai cracker GeoHot invia un appello: evitino di creare guai ulteriori, non vendano le informazioni che hanno a disposizione e usino il loro talento in modo costruttivo.
Almeno su questo ultimo punto sono tutti d’accordo. Anche Sony e GeoHot, per quanto possa sembrare difficile.