Il futuro dell’architettura ARM sembra essere più roseo di quanto previsto. Dopo aver conquistato il mondo mobile, risultando padrone incontrastata di tablet e smartphone, è giunta l’ora di dedicarsi a dispositivi di maggiore grandezza: se il supporto ad ARM da parte di Microsoft in Windows 8 rappresenta il primo passo in tale direzione, importanti novità potrebbero giungere nel corso dei prossimi anni da Apple. La società di Cupertino potrebbe infatti abbandonare in prospettiva Intel per passare a microprocessori basati su chip ARM.
Una transizione che, per certi versi, rappresenterebbe un ritorno al passato per Apple, per lungo tempo legata all’architettura PowerPC, avente in comune con ARM il set di istruzioni RISC. Proprio tale set di istruzioni rappresenterebbe al momento il principale ostacolo nella corsa verso la nuova architettura: il pieno supporto al dual-core, con conseguente estensione a 64 bit delle istruzioni, avverrà secondo le previsioni non prima di un paio di anni, presumibilmente verso la metà del 2013. Solo allora la società della Mela potrebbe strizzare l’occhio ad ARM, dando il ben servito ad Intel dopo aver adottato diversi processori della società statunitense nel corso degli ultimi anni.
Il matrimonio Apple-ARM non sarebbe nemmeno una novità assoluta: il gruppo di Cupertino investe infatti nello sviluppo di CPU basate su tale architettura da lungo tempo ed i frutti più importanti sono arrivati con il rilascio dei processori A4 ed A5, alla base di diversi dispositivi mobile targati iOS. Proprio quest’ultimo processore, cuore pulsante del nuovo iPad 2, rappresenta una prima bozza di dual-core in salsa ARM e potrebbe così rappresentare un assaggio dei piani futuri del gruppo.
L’eventuale migrazione non avverrà tuttavia in maniera drastica, ma necessiterà di un duro lavoro da parte degli ingegneri Apple prima, e di un periodo più o meno lungo durante il quale far sì che tutti i blocchi combacino e il nuovo puzzle possa essere ritenuto completo poi. L’adozione di una nuova architettura significherebbe per gli sviluppatori la necessità di ricompilare tutte le proprie applicazioni per renderle compatibili con il nuovo set di istruzioni, mentre quelle già rilasciate potrebbero trovare una soluzione provvisoria nell’introduzione di un livello software in grado di astrarre gli strati sottostanti, permettendo di fatto l’esecuzione di applicazioni dedicate ad altre architetture.
Sulla base di tali ipotesi, l’inserimento dei dispositivi ARM nella medesima categoria dei PC da parte dell’IDC assumerebbe un nuovo valore, rappresentando di fatto la consacrazione di tale architettura al di fuori del contesto in cui ha iniziato a muovere i primi passi e che ha rapidamente conquistato offrendo la possibilità di realizzare microprocessori in grado di ridurre drasticamente i consumi energetici. L’evoluzione futura di ARM potrebbe però prendere una strada diversa, maggiormente orientata alle performance, permettendo dunque ai nuovi chip di offrire prestazioni accettabili in contesti desktop e non solo.