Durante la conferenza londinese Profiting From The New Web svoltasi lunedì presso la Royal Society, il padre fondatore del Word Wide Web, Tim Berners-Lee, ha criticato il social network Twitter definendolo troppo estremo. Secondo Berners-Lee, il problema principale del social network risiede nella politica comunicativa che, non dando la possibilità agli utenti di digitare periodi più lunghi di 140 caratteri, rende le discussioni poco argomentative e scoraggia discussioni ragionate. Inoltre alcuni fruitori, sempre per la mancanza di spazio, tendono ad assumere punti di vista fortemente radicali e non cercano l’argomentazione. Secondo quello che è da considerarsi l’inventore del Web, ci vorrebbe piuttosto uno strumento comunicativo più sofisticato, anche perché l’attuale limitazione potrebbe mettere in seria discussione il futuro dell’idea.
Berners-Lee è inoltre preoccupato per la politica del social network, che permette ai suoi utenti di dire tutto ciò che pensano, a prescindere dalla legalità. Una critica è rivolta anche al funzionamento a “sistema chiuso” di Twitter, che impedisce agli utenti di comunicare con i membri di altri social network. Lo scorso anno Berners-Lee aveva peraltro espresso il suo dissenso, per lo stesso motivo, anche nei confronti di Facebook e Linkedln.
Il genio britannico ha infine dichiarato che gli sviluppatori di software dovrebbero cercare di progettare applicazioni che funzionino su tutta la Rete, inclusi i telefoni cellulari, piuttosto che sviluppare applicazioni per piattaforme specifiche controllate da singoli produttori come iOS di Apple o Android di Google. Quello che vuole il mentore del Web è semplicemente un WWW meno vincolato e più incentrato sulla libertà dell’utente. Più apertura e maggiori opportunità di espressione, insomma, invece di ambiti chiusi e limiti comunicativi.