Le due settimane di ballottaggio milanese sono state, anche dal punto di vista del Web 2.0, incredibili: non si era mai vista una tale concentrazione di tormentoni, iniziative, idee, veri e propri cyber-attacchi, generalmente ironici, verso gli avversari di quello che sarebbe diventato sindaco, Giuliano Pisapia. Tanto che la blogosfera comincia a interrogarsi: Pisapia ha vinto prima sul Web che alle urne?
La domanda se l’è posta un giornale piuttosto distante dal candidato del centrosinistra, “Il Foglio” di Giuliano Ferrara, ma il dibattito che ha fatto nascere è davvero interessante.
A cercare di rispondere a questa domanda, cioè se Pisapia abbia vinto su Twitter queste elezioni, alcuni dei blogger più blasonati, come Luca Sofri, Fabio Chiusi o Wil di “nonleggerlo”.
I pareri sono abbastanza distanti fra loro, tra apocalittici, che credono che la comunità Web sia assolutamente minoritaria e poco influente rispetto alla grande massa che guarda soltanto la televisione, e gli integrati che pensano che una piccola rivoluzione c’è stata, sì, ma dentro un contesto più complesso. Così commenta Sofri:
“Stiamo parlando di numeri piccoli, di utenti politicamente alfabetizzati e quasi sempre già convinti del loro voto. A differenza, in entrambe le cose, dalla TV: che parla a un sacco di persone e a un sacco di persone dal voto tutto da guadagnare.”
Al contrario, Il Nichilista plaude al ruolo dei social network, con qualche cautela:
“È innegabile che i tre, Pisapia in primis, abbiano monopolizzato l’attenzione del dibattito sui social media. E, di riflesso, sulla stampa online e, ancora di riflesso, su quella cartacea. L’arma, lo ha detto lo stesso Pisapia, è stata l’ironia. A partire da #morattiquotes fino alla moschea di Sucate passando per gli sfottò a Red Ronnie, non c’è stato giorno in cui su Internet Pisapia, anche senza che facesse nulla, non fosse sulla bocca di tutti. Ma non ci si è limitati a questo: i candidati hanno usato il Web per smascherare bugie (in particolare, quella a SKY Tg24 di Letizia Moratti), moltiplicare accuse e promesse, creare un rapporto diretto con una parte dell’elettorato. Nessun partito è mai riuscito a farlo altrettanto bene. […] Con una cautela: anche Futuro e Libertà, perfino prima di nascere, era ben radicata su siti, blog e social media. Poi sappiamo come è andata a finire. Meglio diffidare degli automatismi.”
Eppure, qualcosa è successo, tanto che qualcuno ha parlato di rivoluzione ironica, riferendosi al trattamento Red Ronnie (ormai un brevetto) verso gli avversari politici, i protagonisti più o meno consapevoli di un grande poema comico che ha contribuito a fare, paradossalmente, quello che raccomanda da mesi il Presidente Giorgio Napolitano: abbassare i toni.
Per quanto sia stato un evento spontaneo e non si sa quanto riproducibile, una cosa è certa: d’ora in avanti, e contrariamente al passato, tutta la politica guarderà con estrema attenzione al Web. Probabilmente anche le risorse economiche tenderanno a concentrarsi nella Rete: dove devi vincere se non vuoi restarne impigliato.