I sorgenti di Skype sono stati rilasciati: a fornire i link per il download del codice sorgente della più celebre applicazione di VoIP al mondo non è stata Microsoft, recente acquirente del servizio, né tanto meno i precedenti sviluppatori del software, quanto bensì un ricercatore freelance che con una complessa operazione di reverse engeneering è riuscito a risalire al codice alla base del protocollo e li ha pubblicati su un apposito blog.
«Il mio obiettivo è quello di rendere Skype open source»: con poche parole Efim Bushmanov giustifica la propria mossa, frutto di numerose ore di lavoro. Proprio per la complessità dell’operazione il ricercatore ha inoltre invitato chiunque ad unirsi al progetto, così da poter suddividere gli sforzi sulle spalle di più programmatori e poter raggiungere importanti traguardi nel minor tempo possibile.
Nello specifico sono le versioni 1.x, 3.x e 4.x del protocollo alla base del sistema di VoIP ad essere stati studiati e ricostruiti a partire dai codici binari messi a disposizione dai programmatori ufficiali di Skype. «Un’opportunità unica per dare uno sguardo al protocollo interno di Skype ed al suo sistema di criptazione»: aprendo gli archivi contenenti i sorgenti è dunque possibile comprendere nel dettaglio i meccanismi adottati da Skype per rendere sicure le comunicazioni tra gli utenti mediante l’utilizzo degli algoritmi AES e RSA.
Il progetto è ancora agli albori e l’unica versione ad essere giunta ad un livello tale da poter rappresentare un punto di svolta è la 1.x, oramai in disuso e sostituita da edizioni più recenti, sostanzialmente diverse nella loro struttura di base. Sebbene l’obiettivo del ricercatore sia quello di fornire all’intera comunità open source uno strumento da studiare per implementare nuove soluzioni aperte basandosi su di un servizio di indiscusso successo quel Skype, dalle parti di Redmond non hanno accolto in maniera positiva la notizia: i legali Microsoft hanno già promesso battaglia, accusando Bushamanov di aver violato una proprietà intellettuale coperta dal diritto d’autore.
Il messaggio è dunque chiaro: Skype non è open source e non lo sarà mai. Chi si avventurerà nell’approfondimento del lavoro di ricerca di Bushmanov, insomma, sa potenzialmente a cosa va incontro.