iTunes Match, una delle novità annunciate da Apple al recente WWDC in connessione all’offerta iCloud, rappresenta una new entry assoluta per il mondo della musica online. Per la prima volta, infatti, un servizio legale si candida ad elargire una sorta di amnistia collettiva al mondo dei pirati, promettendo musica legale di alta qualità in cambio di file scadenti ottenuti in modo illegale. Questo, almeno, quanto emerso dalle prime indicazioni. Ed in attesa di smentite, queste le deduzioni che è possibile ricavarne.
iTunes Match, infatti, nasce con una promessa: per ogni file indicizzato sull’hard disk degli utenti, sarà possibile ottenerne una versione ad alta qualità conservata sui server Apple. Così facendo il brano musicale sarà sempre e comunque ascoltabile, ma tutto ciò a partire da una formula di storage che non fa più affidamento a risorse proprie, quanto piuttosto a server di proprietà Apple. L’amnistia prende così forma: i pirati vedranno il frutto dei propri download trasformarsi in file legittimi; anni di Emule si trasformano in pochi minuti in ore di ascolto su iTunes. Il cloud computing va a sanare la situazione pregressa e la trasforma in qualcosa di diverso. In cosa, però, ad oggi non è ancora del tutto chiaro.
La conservazione di file su iCloud non è infatti un servizio gratuito. Al prezzo di 25 dollari è possibile accedere al servizio, il che significa che l’amnistia diventa un condono a prezzo fisso. Un prezzo, peraltro, a rigor di logica conveniente: per appena 25 dollari si trasformano intere collezioni in discografie organizzate nuove fiammanti, completamente legali ed accessibili anche in mobilità. I 25 dollari saranno divisi tra Apple e le major sulla base degli accordi tra le parti, ma non è questo l’unico costo a ricadere sugli utenti.
Secondo Peter Sunde, colui il quale diede i natali al progetto Napster, la proposta di iTunes rappresenta una sorta di trappola per i pirati. Questo perché, una volta convertiti i file e depositati sui server Apple, i file stessi cambiano giocoforza proprietario: non essendo più archiviati in locale, ma su una “nuvola” di proprietà terza, l’utente vi perde ogni diritto e si trova costretto a sottostare a scelte altri. Sunde intende pungolare l’opinione pubblica sul tema: se un giorno Apple contestasse i file illegittimi e li eliminasse, i file stessi andrebbero perduti e non vi sarebbe più possibilità alcuna per recuperarli: decide la proprietà, decide Apple.
Occorrerà capire fino a che punto il condono di iTunes Match possa essere interpretato come tale e fino a che punto l’amnistia concessa possa essere un pericolo o una opportunità. Il commento di Peter Sunde a tal proposito non può che essere visto come una forzatura, ma una forzatura non priva di radicate motivazioni. Sicuramente l’accordo tra Apple e le major (accordo oneroso, peraltro) è una mossa strategica opportuna, un colpo di spugna sul passato nel tentativo di trovare una nuova via legale per il futuro. L’importanza di iCloud va vista anche in tal direzione. O forse soprattutto in tal direzione.