Una nuova tegola si abbatte sul Fondo Monetario Internazionale: i sistemi informatici dell’importante ente di supervisione dell’economia globale sono infatti stati attaccati da un gruppo di cracker e ad oggi non è ancora chiaro quale possa essere la portata dell’eventuale danno comminato.
Non è chiaro, soprattutto, se la violazione sia avvenuta in conseguenza di un semplice test dei sistemi di sicurezza del Fondo, se l’origine sia di malintenzionati interessati all’appropriazione di dati particolari o cos’altro. Dall’FMI, infatti, non è giunta alcuna informativa ufficiale su quanto accaduto e, soprattutto, non v’è dovizia di particolari tra le prime notizie trapelate in queste ore.
Gli attacchi registrati sarebbero avvenuti nei mesi scorsi, prima ancora dello scoppio dello scandalo Strauss-Kahn che ha portato alla decapitazione dei vertici dell’FMI, e sarebbero quindi passati nel silenzio fino alle odierne conferme. Su esplicita richiesta, infatti, un portavoce del Fondo non ha negato gli addebiti: l’agenzia sta investigando e ad oggi quel che si sa è soltanto il fatto che sarebbe avvenuto un attacco estremamente sofisticato del quale non si rendono però note le possibili conseguenze.
Il Fondo Monetario Internazionale è in possesso di importanti dati strategici relativi all’economia internazionale ed una fuga di documenti interni potrebbe aprire un fronte nuovo dopo i problemi diplomatici già creatisi dopo il “Cablegate” firmato Wikileaks. Nessun dettaglio, inoltre, relativamente alla possibile origine dell’offensiva: nessuno si sbilancia per non creare possibili scontri diplomatici e non è chiaro come e se possa essere possibile risalire al possibile movente ed ai possibili autori dell’attacco.
Le prime fonti restituiscono un quadro della situazione confuso, da cui trapela però la convinzione per cui si sia trattato di un attacco importante, con il possibile furto di email e di dettagli di account relativi a responsabili dell’agenzia. L’attacco avrebbe avuto luogo a partire da una singola postazione desktop violata, la quale sarebbe stata utilizzata come testa di ponte per penetrare l’intera rete. Ulteriori speculazioni indicano un possibile coinvolgimento nell’attacco delle vulnerabilità identificate nei mesi scorsi nel sistema RSA, ma anche in questo caso non sono disponibili conferme.
La speranza delle parti in causa è che il problema possa spegnersi così, in un nulla di fatto utile soltanto ad alzare il rumore dell’allarme e la soglia di attenzione alle possibili invasioni esterne. Ma il timore è quello per cui dietro la nebulosità della questione possano celarsi rischi e timori ben più consistenti.