Il suo nome è Achille Ottaviani. La sua storia si è snocciolata nel mondo della politica, ma il suo nome è divenuto popolare soltanto nelle ultime ore a seguito di una denuncia a Google con tanto di richiesta pari a 10 milioni di euro. Non è chiaro quale possa essere la colpa contestata a Google, ma è chiara la motivazione: l’ex-senatore ritiene offesa la propria immagine.
Il motivo del contendere è da ricercarsi tra le SERP del motore: secondo quanto asserito dai legali di Ottaviani, infatti, i motori di ricerca ignorerebbero (per non si sa qual motivo) la storia ed il curriculum accumulati, portando invece in risalto soltanto una autorizzazione a procedere da cui lo stesso Ottaviani è stato in seguito assolto con formula piena. Secondo l’accusa sarebbe evidentemente questo un comportamento doloso, o comunque non rispettoso del buon nome dell’esponente politico.
Cresciuto con la Lega e passato in seguito alla Vigilanza Rai, Ottaviani considera i motori del “mostri informatici” «che usano sistemi inattaccabili e per un certo verso barbari, contro i quali è praticamente impossibile combattere». E puntualizza: «ignorano che la mia attività parlamentare come capogruppo commissione agricoltura e vigilanza Rai è durata vent’anni e pubblicano solo un’autorizzazione a procedere per un reato inesistente dal quale sono stato assolto dal Tribunale di Verona con formula piena perché il fatto non sussiste nel lontano 1996».
Quel che l’ex-senatore cerca è una sorta di riequilibrio sulle SERP, ignorandone la natura utilitaristica e pretendendo una sorta di ricostruzione editoriale della sua carriera. Sebbene del diritto all’oblio si parli da tempo senza giungere a concrete soluzioni, l’accusa sembra essere in questo caso particolarmente debole: a Google si richiede infatti di portare in evidenza elementi che chi scrive sul Web ha evidentemente finora ignorato, violentando in ciò quel che Google è e propone con il proprio servizio di ricerca online.
Achille Ottaviani chiede a Google 10 milioni di euro come «risarcimento per danni morali e materiali» e promette di devolvere l’eventuale risarcimento all’associazione dei familiari dei magistrati vittime di mafia. Con una parziale consolazione immediata: d’ora in poi Achille Ottaviani non sarà più ricordato su Google come il senatore dell’autorizzazione a procedere, ma come l’imprenditore che ha chiesto a Google un risarcimento milionario.