Soltanto nelle ultime ore il caso sembrava definitivamente chiuso, il finale scritto e la vertenza Winklevoss vs Zuckerberg definitivamente alle spalle. I gemelli, invece, a quanto pare non hanno rinunciato alla causa contro Facebook, ma hanno anzi deciso semplicemente di cambiare strada dopo aver capito di essere finiti in un vicolo cieco.
Cameron e Tyler Winklevoss (oltre al partner Divya Narendra), dopo aver comunicato di non aver intenzione di ricorrere alla Corte Suprema per far valere i propri diritti sulla proprietà di Facebook, hanno riabilitato la causa presentando le carte presso la Corte di Boston. Secondo i gemelli, il team legale del social network di Palo Alto avrebbe celato importanti informazioni durante il precedente processo, sottacendo così «intenzionalmente o inavvertitamente» alcune prove.
Facebook, per voce del legale Neel Chatterjee, considera prive di fondamento accuse che vengono definite come vecchie, immotivate ed immeritevoli di ulteriore credito. Il gruppo considera chiuso il caso, divergendo così rispetto ad una controparte che conta invece di riaprire i giochi sulla base di una serie di scambi su instant messenger risalenti al 2003 ed ai primi progetti relativi a quel ConnectU che l’accusa aveva ideato prima ancora che Facebook nascesse.
L’accusa ha chiesto a più riprese che fosse riconosciuta ai Winklevoss ed a Narendra una porzione maggiore della proprietà del social network (già oggi riconosciuta nell’ordine dei 65 milioni di dollari, 20 cash più 45 in azioni il cui valore è oggi già lievitato). La difesa considera più che sufficiente la spesa fin qui sostenuta e chiede che i rimorsi dei Winklevoss possano essere tenuti lontani dalle aule dei tribunali. Della vicenda si occuperà la Corte Federale di Boston, la quale avrà la responsabilità di riaprire o di chiudere definitivamente il caso.