Sebbene alcune ombre rimangano, se non altro per atteggiamento sospettoso nei confronti di un’autorità che in precedenza ha dimostrato di muoversi con fare non del tutto lineare sul tema, una analisi dello schema di regolamento che l’AGCOM andrà ad approvare entro il mese di settembre sembra indicare un dispositivo estremamente calmierato rispetto alle attese. Nella fattispecie l’autorità sembra aver preso visione dei vari appelli lanciati ed ha cercato una via di mezzo tra la necessità di intervenire e la volontà di rispettare cautelativamente i diritti dell’utenza.
Un passaggio del testo approvato è del tutto centrale nel dibattito di queste ore: «La procedura dinanzi all’Autorità è alternativa e non sostitutiva della via giudiziaria e si blocca in caso di ricorso al giudice di una delle parti. Inoltre, come tutti i provvedimenti dell’Agcom, anche le decisioni in
materia di diritto d’autore potranno essere impugnati dinanzi al TAR del Lazio». Il primo passo indietro è quello più importante: l’AGCOM non si assume il diritto di agire in sostituzione del potere della magistratura, ma si pone piuttosto come filtro preventivo mediante un sistema di segnalazioni per evitare il ricorso in tribunale. Così facendo si possono accorciare i tempi nella risoluzione dei problemi e si raggiunge più facilmente l’obiettivo. Se però una delle due parti non si sente garantita, avrebbe comunque la possibilità di portare il caso di fronte ad un giudice e chiedere così di poter avere giusto processo.
Inoltre l’AGCOM acclude al testo una serie di limitazioni sulla procedura, ricordando che non riguarda:
- i siti non aventi finalità commerciale o scopo di lucro;
- l’esercizio del diritto di cronaca, commento, critica o discussione;
- l’uso didattico e scientifico;
- la riproduzione parziale, per quantità e qualità, del contenuto
- rispetto all’opera integrale che non nuoccia alla valorizzazione commerciale di questa.
Per evitare polemiche ulteriori, l’AGCOM specifica inoltre con somma enfasi nella propria comunicazione ufficiale il fatto che «la procedura non prevede alcuna misura di inibizione dell’accesso a siti internet». Secondo quanto previsto, infatti, l’authority invia ai provider le proprie segnalazioni e si riserva di agire presso la magistratura soltanto in una fase successiva (nella quale però è presumibile un coinvolgimento dei provider non allineati). Prima ancora di inviare segnalazione di “notice and take down” ai provider, però, v’è un ulteriore passaggio concretizzato in un contatto diretto con il gestore del sito in violazione, al quale vengono concessi 4 giorni per la rimozione del contenuto evitando così che si proceda alle fasi successive (presso l’AGCOM prima e presso la magistratura poi).
Inoltre al tutto vengono annesse precise garanzie:
- non si rivolge all’utente finale, né interviene sulle applicazioni peer-to-peer;
- non limita la libertà di espressione e di informazione, ma assicura piena garanzia dei diritti di cronaca, commenti, e discussione o di diffusione a fini didattici e scientifici, nonché ogni uso non lesivo
del normale sfruttamento dei contenuti; - non lede alcuna garanzia di contraddittorio tra le parti coinvolte, prevedendo in tal senso tempi adeguati nell’interesse di tutte le parti coinvolte;
- inoltre, differentemente da quanto avviene nella maggior parte dei Paesi europei, in caso di upload, l’upoloader riceverà l’avviso di notifica e potrà avviare la procedura di contro notifica.
Questo il commento di Corrado Calabrò a suggello della difficile votazione avvenuta a 24 ore dalla “Notte della Rete” nella quale artisti e utenti hanno fatto convergere il proprio sdegno per il nuovo “bavaglio” paventato:
Abbiamo messo a punto un testo attentamente riconsiderato, dal quale sono state eliminate ambiguità e possibili criticità, fugando così qualsiasi dubbio sulla proporzionalità e sui limiti dei provvedimenti dell’Autorità e sul rapporto tra l’intervento amministrativo e i preminenti poteri dell’Autorità giudiziaria. L’articolato verrà ora sottoposto a una nuova consultazione pubblica che prevede un ampio termine per far pervenire osservazioni e suggerimenti. È nostra intenzione stimolare un dibattito approfondito e aperto a tutti i contributi e a tutte le voci della società civile, del mondo web e di quello produttivo, della cultura e del lavoro. In questo spirito ho anche dato la mia disponibilità a un’audizione presso le competenti Commissioni parlamentari sullo schema di regolamento qualora il Parlamento lo ritenga opportuno.
60 giorni di pubblica consultazione consentiranno agli interessati di far pervenire le proprie osservazioni al Garante. Occorre sottolineare peraltro come lo schema contenga come primo obiettivo in assoluto la promozione delle soluzioni legali come primo strumento per combattere la pirateria: la vastità, la concorrenza e la qualità dell’offerta legale è quanto di più utile possa esserci per togliere ossigeno all’offerta pirata e l’AGCOM, forte delle segnalazioni giunge a seguito della prima consultazione pubblica, intende far propria questa battaglia.
«Non è stato tanto rumore per nulla»: l’on. Roberto Cassinelli (PDL) ha compartecipato le proteste della vigilia dimostrando la propria disponibilità a ridiscutere il problema. Ora, a votazione avvenuta, premia la piazza degli attivisti e plaude all’ammorbidimento della posizione dell’AGCOM: «Non è possibile dare un giudizio definitivo fino a quando il testo non sarà reso pubblico, ma quanto trapela in queste ore sembra essere un passo avanti». Ed il merito, conclude, «è solo degli internauti italiani».