Quella che sembrava una bizzarria, denunciata sul blog BirdAbroad, si sta rivelando un fenomeno dilagante: la nuova sindrome cinese è la contraffazione degli Apple Store.
Troppo forte l’attrattiva del marchio e dei suoi prodotti a livello globale e troppo complicato per i funzionari cinesi riuscire a controllare un territorio tanto esteso. Così, il fascino della mela morsicata ha prodotto almeno cinque falsi negozi specializzati (con tanto di materiali di arredamento e vestiario dei dipendenti imitati alla perfezione) nella città di Kunming, provincia di Yunnan, al confine tra Laos e Vietnam.
Di questi cinque, due sono stati chiusi, mentre per gli altri non sono scattati i sigilli per il semplice fatto che i prodotti venduti all’interno di questi esercizi non erano contraffatti, bensì iPad e iPod originali. Questo almeno è quello che hanno fatto sapere dall’ufficio del commercio della città, che ha controllato a tappeto tutti e 300 i negozi di elettronica in loco.
Al di là, dunque, dei simboli in bella evidenza e della contraffazione dello stile del negozio (sui servizi non è dato di sapere granché, ma pare non siano all’altezza degli standard), si tratta di una imitazione che ha persino il sapore dell’omaggio decorativo, ma che indubbiamente rappresenta una forma di distorsione delle regole.
Oltre a proteggere i marchi di fabbrica, la legge cinese, frutto degli accordi con le multinazionali, impedisce anche la contraffazione del cosiddetto “look and feel”. E il caso è scoppiato già ad alti livelli se Ioana Kraft, direttore generale della Camera di commercio dell’Unione europea in Cina, ha affermato di augurarsi che «si intraprenda una continua azione contro altre violazioni dei diritti di proprietà intellettuale».
La lotta alla contraffazione ha trovato un valido alleato nel Web grazie alla collaborazione dei consumatori che forniscono uno spaccato più veritiero della situazione. Infatti, sullo stesso blog autore della prima segnalazione, stanno comparendo foto catturate dai fake-store più improbabili, in Cina come in tutto il resto del mondo: in soli due giorni si sono scoperti falsi Apple store in altre province cinesi, ma anche in Croazia, Colombia, Venezuela, India, medioriente. Con effetti talvolta comici.
L’inchiesta crowdsourcing sui falsi store racconta di una situazione ai limiti del paradossale: molti non sanno che la Apple ha aperto soltanto quattro negozi ufficiali, due a Pechino e due a Shangai, e non lo sanno neppure i giovani dipendenti di questi negozi pirata, convinti di lavorare in un autentico Apple Store