Mentre l’Associazione Italiana Editori ha commentato con entusiasmo il ddl Levi 2281, con il quale viene posto un tetto massimo agli sconti applicabili ai prodotti editoriali, un editore alza la mano, saluta e sbatte la porta. Si tratta di Mario Guaraldi, già docente presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino per il corso di laurea in Editoria, Media e Giornalismo, nonché fondatore dell’omonima casa editrice. Con una lettera pubblica Guaraldi ha annunciato il proprio addio all’AIE con parole estremamente pesanti nei confronti dell’associazione, del ddl approvato e della visione che il settore ha sul futuro.
Io credo che i protagonisti veri della nuova economia del libro – quelli che in questi anni si sono ripetutamente incontrati a Rimini, a Fosdinovo, a Milano, nel corso dei vari BookCamp e dei Seminari organizzati da alcuni di noi, quelli che indagano i cambiamenti in atto nei vari Corsi di Laurea che per fortuna esistono nel nostro Paese – dovrebbero far sentire forte la loro voce in rete, esprimendo tutto il loro dissenso da queste logiche miopi messe in atto illudendosi che si possa tappare la falla aperta dallo tsunami digitale con un dito. Quello che occorre è un progetto forte, che ripensi globalmente il ruolo dell’editoria in tempi di mutazioni radicali, una vera Costituente che abbia a cuore prima di tutto la cultura e l’educazione delle nuove generazioni digitali (penso all’editoria scolastica), non l’improbabile difesa degli interessi di una corporazione impaurita e invecchiata.
Chiedo a tutti voi di rilanciare questi temi in rete, chiedo anzi di scrivere direttamente al Presidente Polillo rompendo il muro di isolamento dalla realtà che sembra caratterizzare una Associazione che temo rappresenti ormai sempre meno i reali interessi degli editori italiani che rischiano di essere tagliati fuori dalla competizione internazionale.
La lettera inviata al Presidente AIE, Paolillo, descrive il ddl come “un capolavoro di ipocrisia farisaica”, un “rigurgito antiliberista” buono a tutelare gli associati spaventati dall’innovazione. Una legge, spiega Guaraldi, che non guarda in modo lungimirante a quel che sta accadendo sul mercato digitale e che non fa altro che tutelare gli interessi di un cartello fatto di pochi grandi nomi di fronte alle offensive dell’imminente fenomeno ebook.
Gli effetti del ddl Levi, del resto, sono chiari: omologando gli sconti si annulla il vantaggio oggettivo che la Rete ha nella distribuzione dei prodotti, dunque va a tutelare il settore al cospetto delle minacce dell’innovazione. Ma su questo punto l’attacco dell’ex-associato Guaraldi giunge al nocciolo della questione:
Una legge “contro” Amazon è solo una legge “stupida” […]: quanto crede che ci vorrà per trovare la scappatoia che consentirà ad Amazon di vendere con gli sconti che più gli fanno gioco, ben prima dei sei mesi di vantaggio che la legge chiede per “proteggere” le librerie italiane (che fra l’altro nessuno ha ancora accusato di cartello, facendo capo a non più di 5 catene proprietarie)? Anzi, la scappatoia – una delle tante possibili – è già stata trovata! In questi giorni, su BuyVip si vendono per 10 euro buoni acquisto da 20!
Vedrà presto brulicare in rete il parere dei protagonisti della nuova economia del libro…
Il ddl Levi, insomma, tocca un nervo scoperto. E tutto ciò nei giorni in cui Mondadori annuncia la propria apertura a Kindle e Kindle prepara probabilmente l’inizio della propria marcia sull’Italia.