C’era una volta la Hewlett Packard che tutti hanno imparato a conoscere. Quella HP, però, da oggi non c’è più: il gruppo ha comunicato un profondo cambiamento, una improvvisa manovra, un coraggioso passo indietro ed una radicale rivoluzione nella natura stessa del gruppo.
Punto primo: l’abbandono di WebOS. HP ci aveva scommesso su con forza, arrivando ad acquisire il gruppo Palm per 1.2 miliardi di dollari e promettendo di portare sul mercato una ricca flotta di device in grado di esprimere al meglio le potenzialità del sistema operativo. A pochi mesi dalle prime promesse ed a poche settimane dagli ultimi silenzi, il gruppo rinnega invece la propria strategia originaria: WebOS viene dismesso e messo da parte. La scelta è legata probabilmente alla consapevolezza del fatto che il comparto avrebbe restituito margini troppo bassi e rischi troppo alti, il che non consiglia ad Hewlett Packard eccessiva perseveranza: prima ancora di iniziare a fare sul serio, quindi, WebOS va in cantina.
Punto secondo: il board of director HP sta valutando cosa fare del Personal Systems Group (PSG). L’idea è quella di uno spin-off che possa consentire all’asset una vita propria che ne esprima al meglio le qualità, così da giungere eventualmente ad una cessione e ad una monetizzazione ottimale di quanto costruito nel tempo. Ed è questa la manovra di maggiore impatto, poiché cambia radicalmente le carte in tavola: HP sembra non credere più troppo nel mercato su cui ha costruito la propria fortuna e sta cercando ora un nuovo canale di espressione.
Punto tre: non si lascia una via vecchia per una nuova se non si sa dove si va a parare. HP, infatti, nel proprio improvviso voltafaccia sembra avere le idee sufficientemente chiare tanto da annunciare in quasi concomitanza l’avvenuta acquisizione del gruppo Autonomy Corporation. Ed è questa una scommessa estremamente pesante: 10.2 miliardi di dollari che Léo Apotheker, presidente HP, vede come «una opportunità per accelerare la nostra strategica visione […] Assieme ad Autonomy, contiamo di reinventare il modo in cui i dati, strutturati o non strutturati, sono processati, analizzati, ottimizzati, automatizzati e protetti». Il gruppo Autonomy era già da tempo nel mirino anche di Microsoft ed Oracle, ma HP ha dimostrato di avere ambizioni e coraggio in abbonzanza: l’acquisizione è onerosa e strategica, fondamentale nello scacchiere che vede Hewlett Packard dimenticare il passato per reinventare il proprio futuro.
Un prodotto come il TouchPad muore prima ancora di nascere, ma è questa una notizia che, per quanto importante, è totalmente eclissata al cospetto di quel che HP ha comunicato nella sua complessità. Quel che accade in queste ore è l’inizio di un nuovo percorso dopo decenni di successi: meno PC, più dati. Meno sistemi operativi, più impegno enterprise.
Nasce qui, così, la nuova HP.
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