Negli ultimi anni Google ha espresso più volte l’intenzione di lasciarsi alle spalle l’utilizzo esclusivo del PageRank per la valutazione di un sito o una pagina ai fini dell’indicizzazione. Si tratta comunque di un pezzo di storia, con il quale tutti i webmaster e i SEO hanno dovuto fare i conti nel tentativo di scalare le SERP del motore di ricerca più cliccato.
Il suo principio di funzionamento è stato messo a punto da Larry Page e Sergey Brin, allora studenti della Stanford University, istituto che lo ha poi registrato a suo nome per cederlo in utilizzo a Google con una licenza che scadrà proprio nel 2011.
Tra pochi mesi, dunque, il colosso di Mountain View potrebbe non avere più dalla propria la possibilità di sfruttare il celebre algoritmo e i brevetti ad esso legati. Quali sono dunque gli scenari che si prospettano? Una battaglia combattuta a suon di offerte per accaparrarsi la licenza lasciata libera? A quanto pare non andrà così, almeno secondo alcune voci illustri che si sono pronunciate in merito sulle pagine di Repubblica.
Il PageRank ha rappresentato un’epoca, in cui la valutazione delle risorse disponibili in Rete e il business legato all’advertising online sono state basate sulla reputazione di un contenuto, stabilita in primo luogo dal numero di link ricevuti. Semplificando in modo estremo il suo funzionamento, è infatti questa il principio su cui si basa l’algoritmo in questione: maggiore è il numero dei collegamenti in entrata, più alta sarà la posizione di un sito tra i risultati della ricerca.
Il panorama Web è però evoluto nel corso degli anni, e con esso anche le metodologie adottate da Google per effettuare questo tipo di calcoli, tanto che in concomitanza con lo scadere della licenza potrebbero non giungere nuove offerte per mettere le mani sul PageRank. Nemmeno da Microsoft, che ha smentito un eventuale interessamento per il potenziamento di Bing.