Nei giorni scorsi è stata depositata presso la Corte Federale di Seattle una causa contro Microsoft, accusata di memorizzare in un database latitudine e longitudine degli utenti attraverso il software della fotocamera integrata nei terminali Windows Phone. L’azienda ha risposto negando in maniera assoluta il tracciamento della posizione degli utenti, ma effettuerà ugualmente le indagini necessarie.
In particolare, il software colleziona queste informazioni sensibili nonostante il proprietario dello smartphone neghi il consenso esplicito richiesto dall’applicazione. Questa la comunicazione ufficiale di Microsoft:
Dato che non conserviamo identificatori univoci con nessun dato trasmesso al database del nostro servizio di locazione con la fotocamera dei Windows Phone o qualsiasi altra applicazione, i dati acquisiti e memorizzati nel nostro database non possono essere correlati ad un determinato dispositivo o utente. Qualsiasi trasmissione dei dati di localizzazione della fotocamera non consentirebbe a Microsoft di identificare un individuo o di tracciare i suoi spostamenti.
Come già detto più volte in passato, l’azienda di Redmond è molto attenta alla privacy degli utenti. Pertanto, Microsoft verificherà se le accuse sono pertinenti. L’obiettivo è realizzare un sistema operativo che permetta un pieno controllo sui dati utilizzati per determinare la posizione dei dispositivi. Questa informazione viene sfruttata solitamente per comunicare punti di interesse nelle vicinanze, ma in ogni caso è l’utente che deve scegliere di inviare le proprie coordinate geografiche.