The Authors Guild ed 8 autori individuali hanno sporto denuncia contro 5 università statunitensi tentando così di porre fine all’accordo che queste ultime hanno firmato con Google per la digitalizzazione dei libri ivi conservati. La denuncia sembra essere l’ennesima puntata di una storia senza fine nella quale Google ha tentato di far propri i libri delle biblioteche USA mentre gli autori hanno difeso le proprie opere dalle ambizioni di Mountain View.
Lo scontro tra le parti è datato e complesso. In quest’ottica va vista la nuova puntata che mette al centro dell’accusa le università che hanno concesso a Google i propri volumi in cambio di una versione digitale degli stessi. Secondo l’accusa due cose non sono accettabili: la gestione dei libri “orfani” e la conservazione dei volumi nei server del cosiddetto “HathiTrust”. Secondo l’accusa, soprattutto, non è accettabile il fatto che 7 milioni di volumi siano stati digitalizzati (tra i quali anche titoli di Italo Calvino ed Umberto Eco) e parte di questi siano dichiarati orfani senza che il legittimo titolare possa verificare la cosa. Le università affiliatesi alla proposta Google, per contro, promettono controlli su ogni singolo volume nel contesto del progetto “Orphan Works Project” e garantiscono l’impegno a rimuovere i libri orfani dalla repository nel caso in cui l’autore torni a rivendicare la propria paternità dell’opera.
Tutti i volumi digitalizzati, dettaglia l’accusa della Author Guild, sono a rischio potenziale poiché concessi a libera disposizione degli studenti, perché conservati su sistemi non sicuri e quindi poiché potenzialmente liberati da ogni vincolo al cospetto di una possibile violazione di massa.
Il 15 settembre si pronuncerà sulla class action contro Google il giudice Denny Chin, da anni impegnato in questa causa e più volte spazientito dalla scarsa disponibilità delle parti di trovare un accordo di fronte ad una situazione del tutto delicata.