Sempre più bambini accedono al Web ed alle nuove tecnologie, e soprattutto vi accedono in età sempre minore anno dopo anno. Trattasi di una deriva non da limitare, ma da controllare poiché spesso e volentieri l’ambiente digitale non è un ambiente adatto agli occhi ed alla sensibilità di un minore. Per questo motivo la Commissione Europea pone l’accento sulle problematiche esistenti e cerca un approccio comunitario che consenta di armonizzare le diverse legislazioni sul tema.
La Commissione in particolare ha presentato una relazione nella quale si fa il punto della situazione circa l’attuazione delle raccomandazioni che tra il 1998 ed il 2006 l’UE ha inviato agli stati membri. Quel che ne esce è un quadro fortemente disomogeneo nel quale le garanzie vengono meno in troppi paesi e, in parallelo, i margini di miglioramento sono tanti e tali da costringere ad una immediata riflessione. Agire subito, infatti, consentirebbe di affrontare il problema di petto e con la necessaria organicità.
Nella fattispecie la relazione mostra che gli Stati membri non rispondono in modo adeguato o che adottano approcci variabili alla lotta e alla segnalazione dei contenuti nocivi, per garantire che i bambini consultino contenuti adatti alla loro età, rendere più sicuri i siti di socializzazione per i minori e proteggerli dai videogiochi nocivi. Esistono per esempio molte differenze fra gli Stati membri nel modo in cui le hotline verificano l’illiceità o la nocività dei contenuti loro segnalati, ne tracciano l’origine ed eseguono la notifica alle autorità competenti. Analogamente, i paesi europei usano diversi sistemi di classificazione per età e dispositivi tecnici per far sì che i siti e i videogiochi siano adatti all’età. La relazione mostra che esiste un notevole margine di miglioramento per rafforzare la protezione dei minori in questi ambiti.
L’invito della Commissione Europea parte da dati oggettivi: oggi si inizia a navigare all’età di 7 anni circa ed un bambino su tre accede al Web da telefono cellulare o altro dispositivo portatile; quasi 8 ragazzi su 10 tra i 13 ed i 16 anni, inoltre, afferma di avere già un proprio profilo su un qualche social network e nel 25% dei casi tale profilo è pubblico.
Secondo Neelie Kroes «dobbiamo imprimere urgentemente un impulso alle nostre azioni e al modo di collaborare per educare e proteggere i bambini in questo mondo virtuale in continua evoluzione. Dobbiamo infondere ai genitori e agli insegnanti la fiducia necessaria per assumersi le loro responsabilità. La strategia che intendo presentare nel corso dell’anno affronterà direttamente questi problemi». Ed è questo un percorso che la Kroes, vicepresidente della Commissione responsabile dell’Agenda digitale, vede ricondotto a tre elementi in particolare:
- Contenuti illeciti e nocivi
«diffondere la conoscenza delle linee dirette e migliorare le infrastrutture di sostegno per agevolare la rimozione di contenuti illeciti»; - Networking sociale e privacy
«incrementare la consapevolezza dei rischi e i modi per ridurli»; - Classificazione per età e sistemi di codifica
«un uso più ampio dei sistemi di classificazione per età (come PEGI) per i videogiochi online; sviluppo di codici di condotta e altri modi per aumentare la conoscenza della classificazione per età da parte dei rivenditori, in modo da evitare la vendita ai “minori”».