Comma 9, articolo 3: ancora una volta un ddl viene partorito con parole che delineano una improbabile forzatura sulla libertà di espressione online ed ancora una volta la sommossa scende in piazza urlando contro il bavaglio. Ancora una volta, però, arrivano le smentite e l’impegno affinché l’imponderabile possa essere evitato.
Nasce tutto con il nuovo ddl presentato da Angelino Alfano per regolamentare le intercettazioni. Già caldo di per sé a causa delle vicende che coinvolgono il Presidente del Consiglio, il ddl nasce con una aggravante: un comma nel quale si va ad imporre una responsabilità particolare per tutti coloro i quali gestiscono uno spazio personale online (blogger e non solo), i quali sarebbero costretti a pubblicare immediate smentite nel caso in cui nascessero contestazioni per i contenuti pubblicati. La pena sarebbe pecuniaria e tale da portare l’utenza ad un generale silenzio per il rischio di incappare incautamente in qualsivoglia denuncia. La matrice è la medesima già vista più volte in passato: ogni spazio online viene omologato ad uno spazio di informazione giornalistica ufficiale ed in quanto tale viene parificato ad un prodotto editoriale con tanto di redazione e direttore responsabile (con obblighi di rettifica entro 48 ore, pena una sanzione fino a 12 mila euro).
Una nuova “ammazza blog”, insomma, contro cui si sono schierate varie associazioni oltre all’on. Di Pietro («Berlusconi ha scoperto che non gli bastano i Minzolini e i Feltri. Può controllare tutte le televisioni e condizionare i giornali, come è riuscito a fare sino a pochi mesi fa, fino a far rimuovere i direttori che non lo osannavano abbastanza. Ma se non controlla la Rete è fatica sprecata»), l’on. Vita («Berlusconi ha l’ossessione delle intercettazioni telefoniche ed é un fatto che va oltre la politica, come é evidente. Nel testo che il governo si accinge a ripresentare sembra profilarsi di nuovo anche la norma liberticida sulla rete: su rettifica e quant’altro») ed altri ancora.
Ancora una volta, però, è l’on. Cassinelli a spegnere le fiamme prima che divampi l’incendio: «Non c’è nessuna volontà di soffocare la libertà della rete, ma forse poca sensibilità nei confronti del fenomeno col quale vogliamo rapportarci». Cassinelli nega pertanto qualsivoglia volontà di imbavagliare la Rete e ripropone pertanto una proposta di legge rimasta nel cassetto per oltre un anno: «Alcuni colleghi hanno ritenuto di aizzare le piazze ed urlare alla censura di Stato. Avendo già avuto occasione di confrontarmi con la rete, personalmente preferisco portare a termine quel lavoro mantenendo un tono più pacato e concentrandomi sulla necessità, incontestabile, di modificare un testo potenzialmente dannoso».
La protesta avrà probabilmente luogo, ma sarà affiancata anche dall’iniziativa sul campo per la rimodulazione del ddl. Il bavaglio non verrà approvato, insomma, ma per l’ennesima volta si è riaffacciato alla rete italiana configurando un pericolo ingenuo e deleterio.