Nonciclopedia chiude i battenti. Il sito, nato nel 2005 come parodia di Wikipedia, ha negli anni riscosso un notevole successo tra i navigatori nostrani, arricchendosi di pagine dedicate agli argomenti e ai personaggi più disparati. Tra questi anche Vasco Rossi, che a quanto pare non ha però saputo cogliere l’ironia del progetto, arrivando dapprima a chiedere la cancellazione di quanto pubblicato, per poi spingere i gestori del portale alla chiusura.
Tutto ha inizio nel febbraio 2010, quando i legali del musicista inviano un’email ai responsabili di Nonciclopedia e una raccomandata A/R a Wikia, l’azienda che ne gestisce l’hosting, chiedendo la cancellazione della pagina riguardante Vasco Rossi perché ritenuta gravemente diffamatoria. A questa viene allegata la richiesta dei dati riguardanti gli utenti che hanno scritto i testi incriminati, al fine di procedere alla loro identificazione. Nonciclopedia risponde di essere pronta a collaborare per l’eliminazione, chiarendo la natura del sito e di non poter fornire l’identità di chi contribuisce alla creazione dei contenuti.
Da allora nessuna risposta, ma il 18 agosto scorso uno degli admin viene convocato negli uffici della polizia postale per chiarire la situazione. Ne risulta un verbale, oltre a una nuova email spedita all’avvocato di Vasco Rossi, rimasta fino a oggi senza risposta. La pagina sotto accusa nel frattempo viene rimossa, ma questo non porta a concludere la questione, tanto che qualche settimana dopo la polizia postale decide di convocare nuovamente altre tre persone che si occupano della gestione di Nonciclopedia, costringendoli così a optare per una chiusura a tempo indeterminato.
Un atteggiamento, quello di Vasco Rossi e dei suoi avvocati, che se protratto con l’intenzione di tutelare l’immagine del cantante, ha finito con il provocare l’esito opposto, attirando l’antipatia e lo scherno della Rete. In seguito alla diffusione della notizia, infatti, il Web si è riempito di messaggi che mostrano solidarietà nei confronti di Nonciclopedia e dei suoi amministratori, definendo eccessiva e fuori luogo la reazione di chi proprio nei mesi scorsi aveva trovato nella libertà di parola garantita da Internet uno strumento efficace per la propria strategia comunicativa. Un mezzo passo falso dunque, per Vasco, come dimostra l’hashtag #VascoMe**a su Twitter, di continuo popolato da migliaia di messaggi.