Facebook torna nuovamente a far parlare di sé a causa dei cookie: dopo le polemiche sorte in seguito alla scoperta di Ashkan Soltani (lo stesso ricercatore che ha lanciato l’allarme locationgate per iOS ed Android) legate alla presenza di un cookie “spione”, il quale tracciava gli utenti a propria insaputa, cui è seguita la rimozione da parte dello staff del social network, sembrerebbe che il problema sia nuovamente presente.
Secondo quanto riportato da Nik Cubrilovic, infatti, il cookie “datr” è nuovamente presente nell’elenco di quelli creati da Facebook per mantenere aperta la connessione dei propri utenti: a dimostrarlo è un’analisi degli elementi caricati durante la navigazione dal browser, mediante un apposito plugin che ha segnalato la presenza del suddetto cookie. Un cookie che, a detta di Facebook, avrebbe lo scopo di garantire maggiore sicurezza gli utenti, ma che in realtà sembrerebbe essere una sorta di “grande fratello” atto a tracciare ogni attività esterna al portale di Palo Alto.
Lo stesso Soltani, venuto a conoscenza del ritorno del cookie sospetto, ha segnalato nuovamente agli addetti ai lavori il bug in questione, chiedendo la rimozione dello stesso entro breve tempo. Un ritorno che getta diverse ombre sul social network: un’eventuale riattivazione involontaria significherebbe la presenza di problemi nell’infrastruttura dello stesso, mentre qualora sia stato incluso nuovamente nelle pagine rappresenterebbe un nuovo passo falso per il portale, il quale cadrebbe per la seconda volta in fallo su una questione altamente scottante.
L’accaduto va inoltre ad aggiungersi alle già numerose dita puntate nei confronti del portale di Palo Alto, il quale proprio nei giorni scorsi è finito nell’occhio del ciclone per una vicenda simile. La privacy su Facebook è dunque al centro dell’attenzione, con il social network di Mark Zuckerberg sul filo del rasoio: in ballo v’è la riservatezza di circa 800 milioni di persone. L’Unione Europea, del resto, ha in più occasioni bacchettato il portale sociale per eccellenza, chiedendo maggiore tutela nei confronti degli iscritti.