Piena di strafalcioni e di fonti incerte: così Il Tempo ha descritto Wikipedia, l’enciclopedia libera che in queste ore ha chiuso i battenti in segno di protesta contro il ddl intercettazioni che, a causa di quanto previsto dal famigerato comma 29, rischia di minare la libertà di espressione in Rete.
L’articolista rincara la dose con ulteriori accuse, sottolineando che l’enciclopedia «ha fatto impallidire studiosi, spaventato accademici e depistato studenti convinti di avere a portata di mouse una Treccani». L’atteggiamento critico nei confronti di Wikipedia è totale, esprimendo con chiarezza l’auspicio per cui il ddl possa essere approvato così com’è, comma 29 compreso: «dove hanno fallito professoroni e curatori di tomi a cinque stelle, potrebbero arrivare le norme anti-intercettazioni allo studio del Parlamento. […] c’è da sperarci, con forza».
L’articolo de Il Tempo propone una visione superficiale ed anacronistica di Wikipedia, propinando così ai lettori una analisi superficiale e strumentale. Fin dall’incipit è chiaro l’intento perseguito:
La nuova legge sulle intercettazioni potrebbe avere un merito inaspettato: far scomparire Wikipedia.
E prima della firma (di Alberto di Majo), una spallata ulteriore:
[…] non sarebbe meglio diffondere voci autorevoli? Rispolveriamo la Treccani.
Agli utenti la scelta: rispolverare la Treccani o assicurarsi che il comma 29 non faccia danni? Il tempo sarà giudice. Il Tempo, invece, lascia il tempo che trova.