Da indignati a detective. Dopo i disastri di Roma, il popolo che voleva protestare pacificamente contro la crisi economica e i suoi fautori non ci sta a passare per contigua ai violenti e sta mettendo tutto il proprio impegno nell’individuare i black bloc. Come? Con il Web 2.0.
Il tam tam sulla Rete è cominciato subito dopo gli scontri e l’idea, subito propagata su Twitter, è quella di imitare la strategia di Londra durante gli incidenti: bisogna smascherare i teppisti una volta per tutte. Le armi sono semplici, ma anche molto potenti: migliaia di smartphone, immagini, testimonianze, messe in Rete e condivise per creare un gigantesco report liberamente accessibile. Anche e soprattutto alle forze dell’ordine.
Così, Youreport.it accoglie tutti i video in una sezione speciale, dove si scoprono le tattiche adoperate dai black bloc; viene immortalata la rabbia impotente dei manifestanti e molto altro materiale che la Digos sta già visionando.
Sugli hashtag #15ott e #indignati è possibile restare aggiornati su tutti gli eventi legati a quella tremenda giornata: c’è chi fornisce numeri utili, chi posta immagini e video inediti, chi commenta i blitz contro i centri sociali e l’ultima indiscrezione sulla formazione in Grecia di alcuni teppisti.
Anche sui forum dei poliziotti cresce la protesta per la mancata cattura dei black bloc e le mancate cariche di alleggerimento – anche se c’è chi pensa che sia stato più saggio, perché i danni si sono limitati alle cose e non alle persone.
Ma è il re dei social, Facebook, a farla da padrone, con molte pagine dedicate alla caccia vera e propria dei black bloc. Come la pagina che si chiede “Chi sono i black bloc del 15 ottobre a Roma?” dove cominciano ad arrivare immagini e contenuti. Basta visitare i post pubblici per scoprire una vera miniera di informazioni sull’argomento. C’è chi ha già realizzato dei veri e propri documentari-collage, come nel video riportato qui di seguito.
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