Dati.gov.it, ossia il nuovo riferimento italiano dell’Open Data. La presentazione è avvenuta da pochi minuti a Roma presso Palazzo Vidoni in occasione dell’apposita conferenza “Operazione Open Government: dati aperti e App”. Ed è questo un momento di grande importanza per il paese perché, almeno in linea di principio, parte da qui la corsa verso una gestione più trasparente dei beni comuni da parte della pubblica amministrazione.
Con Dati aperti, comunemente chiamati con il termine inglese Open Data anche nel contesto italiano, si fa riferimento ad una filosofia, che è al tempo stesso una pratica. Essa implica che alcune tipologie di dati siano liberamente accessibili a tutti, senza restrizioni di copyright, brevetti o altre forme di controllo che ne limitino la riproduzione
Il portale è il riferimento all’interno del quale la politica Open Gov dovrà trovare espressione. L’obiettivo è quello di portare le PA italiane a “liberare” i propri dati, rendendoli accessibili e confrontabili tramite strumenti appositi. Il processo non è semplice né immediato, ma lo stabilire protocolli comuni è un primo passo avanti sulla giusta strada: occorre anzitutto istruire gli amministratori ed i dipendenti pubblici circa le procedure, ed a tal fine è stato prodotto un vademecum già in distribuzione. Occorre inoltre una licenza che regoli la distribuzione dei dati, e anche questo aspetto ha già trovato una risposta: la Italian Open Data Licence (IODL) «è stata sviluppata da Formez PA e ha lo scopo di promuovere la “liberazione” e valorizzazione dei dati pubblici secondo la linea già tracciata dal Ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione con la pubblicazione del nuovo Codice dell’amministrazione digitale».
I dati saranno quindi versati nel calderone del sito dati.gov.it tramite specifici dataset nei quali far confluire tutte le informazioni disponibili. Sarà tramite Web ed apposite applicazioni che i dati saranno infine combinati ed analizzati, lasciando così che la statistica faccia emergere nuove verità da cui partire per costruire un’Italia migliore.
Ad oggi il portale è già animato dai primi 156 dataset (da 31 amministrazioni), al momento ancora disomogenei e spesso di estensione meramente locale. Si va dall’indice di pressione turistica alle serie storiche legate alle pensioni, dal monitoraggio per le auto blu fino all’elenco ad elenchi regionali degli edifici, passando per l’elenco dei siti della PA, delle aree dismesse o degli alberi monumentali.
L’accesso ai dati è invece garantito dalle applicazioni disponibili sia sul Web che sulle varie piattaforme mobile. Varie le produzioni già disponibili: dalla WebApp per gli indirizzi della PA a Linea Amica, da Mia PA all’ufficio stampa dell’INPS, passando per iPatente, iCarabinieri e OMI Mobile. Un apposito contest “Apps4italy” è stato lanciato durante la presentazione del ministro Brunetta per fare in modo che da uno stimolo collaborativo possa prendere il via un nuovo rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, incoraggiando le amministrazioni locali ad aprire i propri dati ed i cittadini a ricavarne ricchezza.
La logica del concorso di idee prevede che attraverso la varietà e la creatività delle proposte, la pubblica amministrazione ottiene dai partecipanti la migliore impostazione possibile per la problematica cui il concorso è chiamato a dare risposta, mentre i partecipanti, in cambio, ottengono premi in denaro e visibilità . Ed è proprio con questo spirito che nasce Apps4Italy, “concorso aperto a cittadini, associazioni, comunità di sviluppatori e aziende per progettare soluzioni utili e interessanti basate sull’utilizzo di dati pubblici, capaci di mostrare a tutta la società il valore del patrimonio informativo pubblico”.
Le difficoltà che dovrà affrontare un progetto di questo tipo sono molte. Anzitutto occorre convincere le pubbliche amministrazioni del fatto che l’apertura dei dati sia, oltre che un orpello noioso ed oneroso, anche un dovere nei confronti della cittadinanza non ché un valore creato nei confronti della collettività. Inoltre bisogna fare in modo che i vari database possano essere sfruttati al meglio, così che possano essere i numeri stessi a parlare ed a consegnarci evidenze da sfruttare per il miglioramento dell’economia (e non solo) del paese. Infine occorrerà rendere l’Italia dei comuni un sistema organico univoco, perché sia anche attraverso l’innovazione che il paese possa trovare nuovi stimoli di unione e partecipazione.
Negli Stati Uniti i progetti di apertura dei dati hanno dovuto fare pesantemente i conti con i tagli di bilancio ed il tutto sta pertanto vacillando al cospetto di siti non aggiornati e voci di chiusura. L’Italia giunge in relativo ritardo all’appuntamento, ma intende provarci: il riferimento ufficiale è pronto, i database possono iniziare a fluire. Ed il sostegno di una community come quella che sta cercando di raccogliere un progetto quale Wikitalia potrebbe essere essere di fondamentale aiuto.