Quel che sta succedendo attorno alla SIAE in queste ore è estremamente significativo. L’assenza di un necessario parallelismo tra le norme legislative e le norme sociali in tema di tutela del copyright, infatti, crea un attrito ormai non più sopportabile tra la pubblica sensibilità sul tema e quella che è invece la legge. La SIAE, in qualità di braccio armato del copyright in Italia, si pone nel mezzo e diventa responsabile prima degli attriti, sollevando in questo caso un improvviso polverone attorno a quelli che sono i diritti ed i doveri del Web nei confronti dei trailer pubblicati online.
Tutto inizia con una iniziativa della SIAE, la quale prende per la giacchetta una trentina di siti chiedendo la regolarizzazione delle loro posizioni a seguito della pubblicazione di alcuni trailer cinematografici. Il problema riscontrato non è tanto nei video, quanto più nella colonna sonora: la traccia audio contenuta nei trailer necessiterebbe infatti di specifica licenza, al cui pagamento specifico non dovrebbe però provvedere né l’autore del trailer, né il sito che ne distribuisce eventualmente il flusso, ma bensì direttamente il sito che ospita il contenuto. In pieno paradosso, insomma, chiunque pubblichi un trailer sul proprio sito Web è automaticamente in difetto e potrebbe ricevere l’avviso della SIAE per una immediata regolarizzazione della propria posizione.
Il Corriere della Fantascienza, che ha portato online le proprie recriminazioni in relazione alla diffida ricevuta dalla SIAE, sciorina anche le cifre: 450 euro al trimestre per una licenza che prevede non più di 30 trailer online in contemporanea. 150 euro al mese, 1800 euro all’anno: è questo quanto preteso per regolarizzare contenuti che un introito simile non lo possono garantire in alcun modo. Il Corriere della Fantascienza, quindi, reagisce chiudendo la sezione video e rifiutando qualsivoglia regolarizzazione:
Dopo aver chiesto royalties sull’inno nazionale, o alle feste organizzate a favore dei bambini di Chernobyl per concedere di cantare canzoni popolari, la SIAE potrà aggiungere un altro bel trofeo alla sua bacheca di successi. Intanto in queste ora si moltiplicano i tweet e i post su Facebook al riguardo. Noi i trailer non li pubblicheremo più, ma quanto meno sia ben chiaro a tutti di chi è la colpa di queste vessazioni fuori da ogni logica.
Una volta sollevatosi il poverone, la SIAE è immediatamente intervenuta con un proprio comunicato ufficiale che ha tentato di far chiarezza su quanto sta accadendo, per spegnere la polemica ottenendo però risultato diametralmente opposto. Queste le parole adoperate:
La polemica oggi presente su newsletter e blog riguardo ai diritti sulla musica contenuta nei trailer, accende il faro su una regola da sempre contenuta nella legge italiana e nei trattati internazionali, per cui se una musica viene utilizzata l’autore di quella musica ha diritto ad un compenso. La SIAE è solo lo strumento attraverso il quale questa regola viene fatta rispettare. […]
I magazine e i blog cinematografici on line e gli altri siti aumentano la loro attrattività verso gli utenti (e quindi verso gli inserzionisti pubblicitari) arricchendo con i trailer e con la musica in genere i loro contenuti. È una bella opportunità offerta dal digitale con costi che, grazie alle soluzioni tecnologiche disponibili, come embedding e deep link, sono ormai alla portata di moltissimi siti e blog. In questo modo la rete è un vivaio di iniziative e di idee ed è anche un motore di sviluppo economico. Chi riesce ad azzeccare l’idea commercialmente più valida e a veicolarla ad un pubblico sempre più vasto, ha la possibilità di beneficiare economicamente della sua attività e del suo spirito imprenditoriale.
La musica è chiaramente tra le materie prime dei contenuti audiovisivi come i trailer. Dov’è la sorpresa se un’impresa deve pagare quando si procura le materie prime per fare business? Grazie ai produttori e ai distributori cinematografici i trailer arrivano pronti all’uso ai siti e alle riviste on line che trattano dell’argomento. L’unico diritto da pagare è quello per le colonne sonore. Chi le utilizza dovrebbe trovare tutti i titolari delle varie musiche, ma con la licenza della SIAE gli utenti risolvono il problema con un unico pagamento. La licenza della SIAE è quindi una soluzione pratica per chi vuole rispettare la legge.
La SIAE spiega inoltre di aver già trattato l’argomento anche con AGIS e ANICA, associazioni in rappresentanza di chi produce i trailer e di chi, quindi, ne è primo beneficiario. Secondo la SIAE, attorno ai trailer si sarebbe costruito un vero e proprio mercato e per questo motivo occorre redistribuire la ricchezza relativa con chi ha contribuito alla creazione di tali proprietà intellettuali mettendo a disposizione la propria creatività, le proprie musiche e le proprie produzioni sotto copyright.
Parlare di paradosso è in questa fase cosa obbligata poiché la SIAE va a puntare il dito contro l’anello debole della catena, l’anello che regala promozione a chi produce contenuti, l’anello che ha il minor vantaggio relativo. Se questo tipo di posizione dovesse essere acclarata ai sensi della legge, qualsiasi embed con una traccia musicale a supporto sarebbe a rischio poiché nessuno garantisce chi ospita l’embed e nessuno potrà quindi più permettersi di pubblicare qualsivoglia video (tanto meno trailer) senza incorrere in possibili richiami da parte della SIAE.
Di fronte a questo orizzonte l’utente finale perde parte della propria libertà; chi produce trailer perde una parte sostanziale della propria promozione online; chi mette a disposizione le proprie musiche vedrà meno potenziale costruito sulle proprie creazioni, monetizzando quindi meno in prospettiva la propria collaborazione con il mondo della cinematografia. La SIAE si trova sola contro tutti, in attesa che anche altri gruppi ed entità coinvolti prendano posizione.