Immaginate un gruppo di esperti in biblioteconomia, lingue, geopolitica, in un anonimo palazzo di mattoni in Virginia intenti a leggere tweet, almeno cinque milioni al giorno. Hacker impegnati in un’operazione di controinformazione? Oppure studenti alle prese con una ricerca collettiva? Niente di tutto questo: lavorano per la CIA.
Lo scoop della Associated Press racconta di un centro di analisi poco conosciuto del più grande servizio di intelligence del mondo, il quale – ammaccato dallo shock dell’11 settembre – si è impegnato in questi anni in un lavoro di analisi per la sicurezza vista dall’esterno. Proprio l’ex segretario di stato ai tempi di Bush, Condoleezza Rice, al Letterman Show ieri sera ha confessato che la causa principale del mancato allarme su un possibile attacco al cuore dell’America fu la totale indifferenza dei servizi ai segnali esterni interpretati come minacce interne. Fino al 2001, gli Interni si occupavano di guardie civili, foreste e feste nazionali, mentre la CIA guardava al mondo senza condividere le informazioni con l’FBI.
Da allora è cambiato tutto per gli Stati Uniti e questo cambiamento è stato parallelo con l’avvento dei social network. Da qui la scoperta, abbastanza incredibile, che due terzi dei report che arrivano sulla scrivania di Barack Obama sono in realtà analisi dettagliate e in tempo reale dei tweet e dei contenuti aperti della Rete. Tradotti da tutte le lingue.
La primavera araba, l’assassinio di Osama Bin Laden, non c’è evento sul quale la CIA non abbia dato una sbirciatina 2.0 per capire gli umori del mondo e provare ad anticipare gli eventi. Come racconta Doug Naquin, il responsabile del centro:
Il nostro centro aveva già previsto che i social media in paesi come l’Egitto sarebbero stati determinanti per la caduta del regime. (…) Dopo che Bin Laden è stato ucciso in Pakistan, la CIA ha seguito il dibattito su Twitter per dare alla Casa Bianca una fotografia dell’opinione pubblica mondiale.
Naturalmente il sistema è perfettibile e incompleto. Al momento il microblogging è ancora troppo legato alle aree urbane del pianeta, anche se l’accesso ai social media tramite cellulari è in crescita in aree come l’Africa, il che significa che una porzione più ampia e generalmente poco rappresentata della popolazione mondiale ogni volta che cinguetta viene ascoltata.