Negli ultimi tempi Facebook e Twitter sono diventati i luoghi più popolari per farsi nuovi amici, ma il rapporto tra i social network e gli adolescenti mostra anche un aspetto preoccupante: l’aumento dei casi di bullismo. Secondo uno studio del PEW Internet, il cyberbullismo è diventato una realtà negativa tra gli adolescenti online che a livello internazionale assume ormai contorni di preoccupante dimensione.
La relazione, intitolata “Adolescenti, gentilezza e crudeltà sui social network”, ha fatto il punto della situazione dopo aver intervistato 799 ragazzi dai 12 ai 17 anni, chiedendo loro di spiegare le proprie interazioni online. E, se non stupisce più che il 95% di essi sia online, è sorprendente scoprire che l’80% ha una presenza su un social network. Peccato però che il 15% sia stato oggetto di angherie di vario tipo su Facebook o Twitter, lasciando così trapelare l’entità del fenomeno.
Non si tratta di un fenomeno circoscritto alla realtà dei giovani, nè qualcosa che si può ignorare. Basti pensare che il 69% degli adulti è stato testimone di azioni di questo tipo. Le reazioni dei ragazzi è molto differente: se il 90% ha ignorato questi atti di bullismo, l’80% ha difeso le vittime. Ma preoccupa quel 21% di adolescenti che ammette di aver molestato personalmente qualcuno.
Come dichiarato da Amanda Lenhart: « I social network hanno creato nuovi spazi per i ragazzi per interagire e lo testimonia un misto di altruismo e crudeltà […]. Per la maggior parte degli adolescenti, questi sono spazi di emozioni e gratificazione. Ma la maggioranza ha visto anche la possibilità di un lato oscuro ». Nel confronto tra maschi e femmine, sono le ragazze tra i 12 e i 13 anni ad avere una valutazione più negativa dei social media.
Questo studio dimostra come i social network possono facilmente diventare uno specchio della realtà, nei suoi aspetti più positivi, ma anche in quelli negativi, con un’amplificazione di quanto accade. Perchè su un sito Internet tutto quanto viene scritto o pubblicato rischia di rimanere tale per molto tempo. Tutte le grandi aziende impegnate con i relativi social dovrebbero attivarsi per impedire la diffusione di comportamenti scorretti e nocivi.