YouPorn, Playboy ed altri grandi nomi della distribuzione di materiale pornografico (quali PornHub, Brazzers e Xtube) hanno co-firmato una denuncia nei confronti della ICM Registry, il gruppo che ha promosso e che gestisce i domini .XXX. Trattasi di una denuncia molto probabilmente tardiva, molto probabilmente destinata a spegnersi in un nulla di fatto, ma al tempo stesso estremamente significativa poiché mette in discussione lo stesso contratto tra la ICM Registry e l’ICANN per la gestione del gTLD .XXX.
Quel che YouPorn non accetta è il neo-monopolio che l’ICM Registry ha creato per sé, dando forma ad un circuito chiuso per la pornografia online che, per sua natura, attira gravitazionalmente l’intero settore verso i nuovi domini. I .XXX, infatti, nascono come circuito protetto per la pornografia online, una sorta di porno garantito che rischia di mettere all’angolo i contenuti pruriginosi non depositati sotto specifica estensione di dominio.
L’accusa è pertanto chiara: chi ha già faticosamente imposto il proprio brand nel settore si trova costretto ad acquistare un dominio .XXX per evitare di veder “rubato” il brand dalla registrazione di utenti terzi e privi di qualsivoglia diritto sul nome. Non solo la cosa viene fatta ai prezzi stabiliti monopolisticamente dalla ICM Registry, ma gruppi come YouPorn si dicono del tutto obbligati ad una registrazione “difensiva” pur di proteggere il proprio brand.
La creazione di una dinamica del genere, inoltre, non fa altro che diluire il valore del dominio principale, poiché parte dell’utenza potrebbe iniziare a cercare il sito sotto i .XXX piuttosto che sotto il tradizionale .com: la forza dei .xxx sta in questa dinamica, qualcosa che l’accusa mette ora all’indice cercando di far giustizia.
Una giustizia, però, tardiva: il contratto siglato dalla ICM Registry con l’ICANN sembra mettere i nuovi domini in una botte di ferro e l’accusa si scarica così in automatico sull’ICANN e sulla natura stessa di tutti i nuovi gTLD. L’accusa capitanata da YouPorn se ne dice pertanto certa: il contratto tra l’ICANN e la ICM Registry occlude la competitività e crea un ostacolo inaccettabile.
La parola passa alla Corte Distrettuale della California.