Se la Timeline annunciata da Facebook ancora non è arrivata tra le mani degli utenti, il motivo è anzitutto di natura legale: un piccolo gruppo ha infatti denunciato Facebook per violazione di trademark, cercando di difendere il nome su cui ha costruito la propria attività. Facebook, colpita probabilmente in modo inatteso, ha iniziato una trattativa che ora è arrivata alla rottura. Con tanto di contro-denuncia.
Se da una parte c’è un gruppo che cerca di difendere il proprio trademark, dall’altra c’è una grande azienda che cerca di smontare il trademark altrui. La controdenuncia avviata da Facebook, infatti, intende far valere il nome “timeline” come un termine di accezione generale e pertanto non tutelabile. Se la linea passasse, il trademark non avrebbe più valore e Facebook potrebbe far uso del nome “Timeline” senza problema alcuno, potendo così avviare la propria nuova funzione così come annunciata (e battezzata) da tempo. Per sostenere la propria accusa, Facebook ha peraltro citato la timeline Google (la linea temporale su cui il gruppo di Mountain View snocciola la propria storia) come emblema e dimostrazione del fatto che il termine “timeline” sia un termine generale.
Facebook e Timelines.com avevano procrastinato al mese di gennaio la scadenza per le trattative, ma a questo punto la rottura appare ormai definitivamente consumata: Facebook ha deciso di arrivare allo scontro invece che all’accordo, optando per la soluzione più rischiosa e mettendo pertanto in ballo un principio ancor più pericoloso. Il social network, infatti, ha difeso in passato il proprio trademark lottando contro chi sfruttava a sproposito i termini “face” e “book” scimmiottando il nome del progetto di Mark Zuckerberg. Ora Facebook sembra andare però in direzione opposta, cercando di trasformare “timeline” in un termine generale dopo aver sostenuto in passato ipotesi contraria in relazione al proprio nome.
La controdenuncia è avvenuta nelle stesse ore in cui Facebook apriva la Timeline in Nuova Zelanda, una sorta di prova di forza calcolata in vista della possibile apertura futura negli Stati Uniti. Perché è negli States che si combatterà la partita decisiva: ove Timelines.com difende il proprio trademark, infatti, Facebook rischia di veder sprecato il proprio impegno in favore di un nome ormai sdoganato.
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