Le forze dell’ordine di 26 paesi europei, insieme al supporto dell’Europol, sono riuscite ad individuare un importante network online di pedofili, identificando ben 269 sospetti, arrestandone 112 e sequestrando un considerevole numero di materiale pedopornografico nelle abitazioni dei sospettati, comprendente video estremi ove bambini e neonati venivano stuprati. Uno degli uomini coinvolti nella vicenda è stato arrestato proprio poco prima che incontrasse un altro bambino faccia a faccia.
L’Operazione Icaro è stata compiuta lo scorso venerdì e le indagini erano state avviate circa un anno fa: è stato un vero e proprio successo nella lotta contro la pedopornografia online, ma in una dichiarazione il direttore dell’Europol ha evidenziato come, a loro parere, quanto avvenuto sia dimostrazione di come «Internet stia contribuendo a sviluppare tecniche migliori per i trasgressori che vogliono condividere contenuti su base globale e per proteggere la loro identità».
I pedofili operavano in differenti canali di chat, vi era un enorme volume di materiale criptato e una buona parte delle informazioni che le forze dell’ordine sono riuscite ad ottenere sono ancora in attesa di essere analizzate. La sfida odierna degli inquirenti è pertanto anzitutto tecnologica: l’affinarsi dei sistemi di sharing impone una ricerca sempre più sofisticata nel tentativo di penetrare nei meccanismi con cui il malaffare gestisce il proprio mercato.
Per comprendere meglio di quale portata sia stata l’Operazione Icaro, è sufficiente appellarsi alla forza dei numeri: un pedofilo svizzero aveva più di 120 terabyte di dati pedopornografici sul proprio computer, pari a migliaia di ore di filmati ad alta definizione di bambini e neonati violentati. In Danimarca, sono stati trovati 59 computer e 2430 device per lo storage dei dati e tale materiale deve essere ancora analizzato. Le Nazioni coinvolte nell’operazione, ove operavano i sospettati, sono Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Slovacchia, Spagna, Svezia, Croazia, Norvegia e Svizzera. Si attendono ulteriori arresti a breve.
Nei giorni scorsi l’Unicef aveva sottolineato come la pedofilia non vada fermata con la censura poiché la Rete ha una importanza a prescindere che va garantita. Ora, sebbene il Web consenta una rapida distribuzione di materiale come nessun altro strumento possa consentire (con crescenti difficoltà per gli inquirenti), la Rete consente altresì l’emersione di un traffico di materiale pedofilo che altrimenti sarebbe comunque stato smerciato tramite altri mezzi, oppure gestito in mercati nascosti senza mai essere considerato un vero problema. Cecilia Malmstrom sottolinea a nome della Commissione Europea come la cooperazione internazionale sia oggi una chiave importante in questo tipo di indagini poiché consente attività di ricerca transnazionali e fondamentali scambi di dati.