Wikipedia si spegne, anche se solo per 24 ore. La decisione, nell’aria già da diverse settimane, è stata confermata dal fondatore del progetto Jimmy Wales, il quale pone così l’enciclopedia libera più famosa del web sullo stesso piano di altre società che già da alcuni giorni hanno deciso di mettere in atto una protesta simbolica contro i provvedimenti legislativi Stop Online Piracy Act (SOPA) e Protect IP Act (PIPA).
A partire dalla mezzanotte di mercoledì 18 gennaio la versione in lingua inglese di Wikipedia non sarà accessibile per le successive 24 ore: i contenuti saranno sostituiti da una lettera scritta dai vertici della Wikimedia Foundation con l’obiettivo di sensibilizzare gli utenti riguardo un argomento di assoluta importanza per il web di oggi ma soprattutto di domani, il quale rischia seriamente di essere privato di quella libertà che da sempre lo ha contraddistinto e che gli ha permesso di emergere in qualità di nuovo mezzo di comunicazione di massa. Una protesta, peraltro, nata esplicitamente da un’idea italiana, poiché è stata proprio Wikipedia Italia la prima ad auto-oscurarsi in protesta (ai tempi) contro il famigerato “comma 29” che, a detta del team italiano dell’enciclopedia libera, minava la libertà di espressione nel nostro paese.
«Abbiamo bisogno di inviare a Washington un forte messaggio» ha scritto il creatore di Wikipedia, invitando chiunque a partecipare in qualunque modo possibile alla protesta nata dalle aziende operanti nel web ed allargatasi a macchia d’olio nelle ultime settimane nei confronti di due provvedimenti in fase di elaborazione presso le autorità statunitensi che rischiano di scatenare un vero e proprio terremoto digitale. Ai visitatori, durante le 24 ore di sciopero, sarà mostrata una pagina differente dal solito, contenente informazioni su come contattare i vari membri del Congresso degli Stati Uniti per far sentire la propria voce.
Il web, insomma, continua a proseguire nella direzione di un rifiuto secco dei principi alla base dei due provvedimenti, con l’amministrazione Obama che ha recentemente reso noto di voler sì appoggiare la lotta alla pirateria, ma non attraverso strumenti di repressione in grado di compromettere la libertà di espressione online. Gli effetti di tale protesta potrebbero essere visibili già a breve, come suggerito da alcune fonti vicine al membro del Congresso Lamar Smith, secondo cui potrebbe essere rimossa la parte relativa al blocco dei DNS per i siti web accusati di distribuire materiale protetto dal diritto d’autore.